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Oggi parliamo di Tienimi il posto, l’ultimo disco della giovane cantautrice pugliese Erica Mou, uscito lo scorso settembre. Nonostante i suoi 25 anni, la Mou è artista che da molto fa parlare di sé, con alle spalle già diversi dischi e tappe decisive, come una partecipazione a Sanremo nel 2012 (premio della critica “Mia Martini”) e diverse importanti collaborazioni sia nella musica che nel cinema.

Tienimi il posto si può considerare l’album dell’emancipazione, dopo la fine del sodalizio con la Sugar di Caterina Caselli. Per questo disco Erica Mou ha scritto testi e musiche delle canzoni e ha seguito buona parte degli arrangiamenti. Sin dalla prima traccia, che si intitola Sottovoce, si parla di questioni che riguardano la necessità di saggezza, che subito però cerca una propria strada comportamentale e una rivendicazione.

Già ascoltando i brani su disco si percepisce quello che è forse il pregio principale di Erica Mou: il modo di rapportarsi con la teatralità, col porgere le canzoni (vedendola dal vivo colpisce in particolare l’uso teatrale incredibilmente significante della loop station). Emerge inoltre una brillante capacità naif della scrittura e una freschezza che sa di meraviglia per ogni verso cantato (che le sono valse già un Premio Lunezia per Sanremo nel 2012), che si accoda con un timbro che ha il sapore di quella stessa freschezza, anche se a volte rischia di risultare un tantino frivolo.

Si sente proprio già da Sottovoce come Erica Mou scriva oggi canzoni strutturalmente più corpose, in cui gestisce bene l’espressività di ritmi melodici diversi, anche in uno stesso brano, per il messaggio da cantare. È come se oggi seguisse maggiormente l’ispirazione, invece che cercare un prodotto che possa funzionare. Questo è un bene, anche se non succede in tutti i brani del disco. Esempi felici in tal senso sono le canzoni Come mi riconosci (soprattutto nell’arrangiamento), la virtuosa Le macchie o l’idea di fondo che fa nascere il brano Tienimi il posto, qualcosa fuori dagli schemi e di libero, che lasci un segno felicemente personale.

C’è un po’ più di titubanza sui contenuti, sostanzialmente superficiali. La capacità di scrittura testuale, il padroneggiare gli strumenti (anche musicali) a disposizione, come per la già citata “Le macchie” o “Depositami sul fondo”, riesce a meravigliare in riferimento alla giovane età e alle capacità potenziali. Ma poi c’è bisogno di far emergere dei contenuti di sostanza, una poetica poderosa e anche meno virtuosismi: asciugare per cantare solo il necessario. Sono ingredienti indispensabili nel “mestiere” del cantautore ed Erica Mou, se si esclude la più profonda Se mi lasciassi sola, per il momento non sembra ancora del tutto pronta sotto questo punto di vista. Certo che, comunque, dipende da cosa si vuol fare, da cosa si vuole comunicare.

C’è da sperare, però. Così come c’è da sperare che dal vivo – perché in fondo questo mestiere si fa sul palco – conservi e anzi perfezioni quella teatralità significativa e quell’abilità alla performance, valore aggiunto e tratto esclusivo delle sue canzoni e della sua arte.

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