Per chi si occupa di comunicazione, la guerra in Siria e in Iraq è uno spettacolo pieno di colpi di scena. Non si era mai visto prima d’ora un impiego così massiccio delle tecniche di propaganda più raffinate da parte di tutte le forze in campo. Purtroppo, le prime vittime a cadere sul campo sono da una parte i media occidentali che abboccano a tutto e dall’altra, contemporaneamente, le popolazioni locali.

È propaganda innanzitutto quella dei numeri “ufficiali”, abilmente orchestrata dal Pentagono. Le statistiche che vengono snocciolate periodicamente per rassicurare gli americani (e gli alleati) che l’amministrazione Usa sta combattendo efficacemente la minaccia del terrorismo islamico sono però truccate. Lo rivelano oggi analisti di intelligence che si rifiutano di continuare a produrre dati destinati alla manipolazione e minacciano di far scoppiare uno scandalo.

Ma è propaganda anche la moneta che lo Stato Islamico ha da poco coniato. Come avevo previsto molti mesi fa, viene usata per far credere ai suoi “cittadini” che esista veramente uno Stato. L’introduzione del Dinar, annunciata a fine agosto da un nuovo kolossal da 54′ prodotto da Al Hayat, ha causato addirittura scene di commozione nella popolazione, scene puntualmente riprese e utilizzate anch’esse a fini di propaganda.

Viceversa, l’ultima trovata americana è clamorosa. Sta per uscire, infatti, un nuovo logo che comparirà sulle mimetiche dei 3.335 soldati schierati in Iraq per combattere l’Isis, un piccolo contingente impegnato nella formazione delle truppe irachene, che garantisce la sicurezza e conduce missioni di bombardamento su obiettivi dello Stato Islamico in Iraq e in Siria. Lo annuncia Usa Today, che inoltre trascrive pari pari quello che dev’essere stato il rational dei grafici che l’hanno ideato:

635786253858834569-ISIL-shoulder-patchIl patch mostra due scimitarre incrociate circondate da una corona di palme e da tre stelle. Le scimitarre simboleggiano il duplice obiettivo della coalizione guidata dagli Stati Uniti: sconfiggere lo Stato Islamico e ripristinare la stabilità nella regione, secondo quanto stabilito nei documenti dell’esercito. La corona di palme è un simbolo di onore. Le  stelle indicano le forze di terra, di aria e di mare impegnate nella lotta”.

La scelta dei colori e dei simboli è decisamente sapiente: scimitarre e ghirlande di palma sono motivi ornamentali familiari agli iracheni, in uso fin dall’epoca dell’esercito di Saddam Hussein. Ma a cosa serve creare un simbolo che segnali che si sta combattendo contro l’Isis? Da che mondo è mondo gli eserciti schierati in un conflitto non esibiscono nessun distintivo che spieghi per quale conflitto si stia combattendo. Si combatte e basta, ciascuno dalla propria parte.

O forse, in mezzo alla grande confusione dell’Iraq e della Siria, qualcuno vuole creare dei facili bersagli e quindi, potenzialmente, dei nuovi martiri per l’Occidente? In questo caso sarebbero vittime sacrificali della propaganda.

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