Neonati

Non tutti comprendono appieno che a mettere seriamente in discussione la vita futura dell’uomo sulla Terra è il terribile mix costituito dall’impronta ecologica dell’uomo e dal numero degli umani. In questi giorni una mia amica, pur ambientalista, a proposito di una discussione sui nove figli del ministro Graziano Delrio, si domandava e mi domandava dove stesse il problema, visto che in Italia c’è un forte calo delle nascite. Quasi che il problema ambientale fosse risolvibile a pezzetti, in ogni nazione, e quindi, dato che l’Italia è uno dei paesi meno fecondi d’Europa, anzi del mondo, qui ci si possa permettere che esistano coppie che mettono al mondo più di due figli.

Casualmente, in questi stessi giorni, ho terminato di leggere “Conto alla rovescia” di Alan Weisman: ne consiglio la lettura a tutti.

Il libro fa riflettere, a mio modo di vedere, soprattutto su due aspetti fondamentali, anche se in fondo banali. Uno è appunto il legame fra impronta ecologica e numero di umani. La follia di mettere al mondo tanti figli comporta, molto banalmente, che si depredi sempre di più la Terra. “La scarsità di risorse è causata soprattutto da millenni di generazioni umane. Se a capo del mondo ci fossero i biologi invece degli economisti, chiunque saprebbe che non esiste specie cui sia consentito andare in giro a moltiplicarsi indefinitamente, umanità inclusa, senza arrivare ad esaurire risorse vitali come il cibo ed infine a sparire con il crollo numerico comportato dai decessi. La proliferazione ininterrotta è il credo delle cellule cancerose.” Così bene si esprime John Guillebaud, professore allo University College di Londra ed esperto di pianificazione familiare. A maggior ragione, aggiungerei io, visto che la razza umana – a differenza della maggioranza degli animali – non ha predatori… Peraltro, non è possibile oggi dire quale sarebbe il numero ottimale di individui. Dipende dal tenore di vita di quegli individui. Col tenore occidentale, alla lunga non sarebbe sostenibile neppure ridursi al miliardo e mezzo che i biologi hanno calcolato sarebbe la popolazione ideale per la Terra.

Nel contempo, la crescita demografica è, rispetto all’altra variabile quella dell’impronta ecologica, l’aspetto su cui noi possiamo nel nostro piccolo intervenire di più nell’arco della nostra vita e quello in cui manifestiamo anche più facilmente la nostra coerenza.

Nel mondo la popolazione sta decrescendo rispetto anche solo a dieci anni fa, la bomba demografica si sta un po’ sgonfiando, ma nonostante ciò, anche con il trend attuale, si stima che comunque nel 2050 la popolazione raggiungerà i dieci miliardi di persone. Eppure già oggi, 2015, con ipersviluppo di alcuni paesi e sottosviluppo di altri, la Terra fatica, e molto.
Eppure, eppure… Sentiamo cosa dice Weisman: “Supponiamo – in linea teorica, accantonando le obiezioni sociali – che il mondo intero adottasse una politica del figlio unico a partire da domani. Entro la fine di questo secolo saremmo 1,6 miliardi, come nel 1900. Sembra non stare né in cielo né in terra ma è vero. Pensateci: se smettessimo completamente di riprodurci, in poco più di un secolo la popolazione umana scenderebbe a zero. Quindi attenersi per poche generazioni a un solo bambino per famiglia ci ridimensionerebbe esponenzialmente.”
Non oso invece immaginare quanti saremmo se tutte le coppie mettessero al mondo nove figli…

P.S. a esclusivo beneficio dei fedeli troll che mi seguono, io ho messo al mondo un solo figlio.

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