Fece riallacciare l’acqua per motivi sanitari e perché riteneva “quello all’acqua un diritto fondamentale”. Adesso Virginio Merola, sindaco di Bologna del Pd, risulta indagato per abuso d’ufficio dalla procura della Repubblica della sua città. A fare scattare l’inchiesta potrebbe essere stata la violazione dell’articolo 5 del cosiddetto Piano Casa. La norma, contestatissima, prevede che “chiunque occupi abusivamente un immobile senza titolo non può chiedere la residenza né l’allacciamento a pubblici servizi in relazione all’immobile medesimo e gli atti emessi in violazione di tale divieto sono nulli a tutti gli effetti di legge”.

Il 23 aprile 2015 Merola aveva infatti ordinato il ripristino della fornitura di acqua in uno stabile di via De Maria, occupato da marzo 2014 da circa 60 persone, organizzate dal gruppo Social log. Il titolare del palazzo pochi mesi dopo l’occupazione aveva chiuso i rubinetti lasciando gli occupanti a secco. Nell’edificio tuttavia ci sono vecchi, disabili, molti bimbi. Durante l’occupazione ci sono stati addirittura sei nuovi nati. Stesso discorso per il palazzo ex Telecom di via Fioravanti, la più grande occupazione abitativa in città, iniziata a dicembre 2014. All’interno dello stabile ci sarebbero 280 persone e il 29 maggio 2015 Merola aveva imposto anche in quel caso l’allaccio dell’acqua. Una scelta che aveva fatto molto discutere in città quella del primo cittadino, alle prese da anni con una importante emergenza abitativa e con un Partito democratico spaccato a metà tra chi vorrebbe la linea dura verso gli occupanti e chi invece parla addirittura di requisizioni di case sfitte da dare a chi non ha un tetto.

Per Merola intanto ha parlato il suo avvocato Vittorio Manes. Il legale ha spiegato che la scelta del sindaco di riallacciare l’acqua riguardava “una situazione peculiare” e fu dettata “dall’urgenza e dalla necessità di tutelare interessi costituzionalmente garantiti dei soggetti vulnerabili, come i minori coinvolti”. Un provvedimento, ha ribadito Manes, preso per “proteggere diritti fondamentali”. Poi il legale ha spiegato di avere saputo dell’indagine attraverso un’istanza formale: “Ci riserviamo di fare ogni approfondimento per capire quali sono i profili e le contestazioni”, ha spiegato all’agenzia Ansa Manes.

L’indagine è in mano al pubblico ministero Antonello Gustapane, che a inizio luglio ha mandato i poliziotti della Digos ad acquisire la documentazione a Palazzo d’Accursio. “La procura non ha nulla da dire”, ha chiarito il procuratore aggiunto Valter Giovannini. Sui due palazzi, nell’ambito di una indagine specifica sull’occupazione, pendono peraltro due ordinanze di sequestro, mai eseguito.

Non è la prima volta che Merola si trova ad affrontare un’indagine penale per un suo intervento istituzionale. A inizio 2015 la Procura aveva iscritto il primo cittadino nel registro degli indagati per avere permesso la trascrizione delle nozze gay contratte all’estero e per essersi rifiutato, dopo la sollecitazione arrivata dal prefetto, di cancellarle. L’inchiesta della procura sull’operato del sindaco, a quanto si sa, arrivò dopo l’esposto di un cittadino e anche in questo caso l’accusa era di abuso d’ufficio. Ma pochi mesi dopo l’inchiesta e le accuse contro Merola furono archiviate.

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