Mi dispiace per Felice Casson, che è persona onesta e competente. Mi dispiace ancora di più per i cittadini di Venezia che dovranno subire alcuni anni (speriamo il meno possibile) di amministrazione di destra, con tutto quello che significa in termini di saccheggio di un territorio estremamente delicato e già pesantemente provato.

Occorre però riflettere con attenzione sul significato del voto veneziano, senza tentare di sminuirne ridicolmente la portata come tenta di fare il gruppo dirigente del Pd. Missione compiuta, per Matteo Renzi, la cui funzione storica si sta rivelando quella di portare a termini politiche apertamente di destra per far riprendere respiro alla destra doc, snaturando ogni idea e concetto di sinistra.

Trova ennesima conferma la banale verità secondo la quale chi scimmiotta la destra è destinato a fare da portatore d’acqua nei confronti di quest’ultima. La patetica solidarietà dei suoi adepti impenitenti nei confronti di una “ditta” e di un “marchio” oramai definitivamente screditati non potrà certo arginare il giusto malumore dei cittadini nei confronti di una politica attenta solo agli interessi dei poteri forti che ci hanno portato nella palude attuale nella quale il nostro Paese rischia di affondare definitivamente. L’esperienza del governo Renzi, cui occorre porre fine al più presto, ha avuto un chiarissimo segno di destra nel tentativo di liquidare definitivamente i diritti e la stessa dignità dei lavoratori, alla distruzione della scuola pubblica mediante l’inserimento al suo interno di logiche competitive e gerarchiche, alla stretta autoritaria sulle istituzioni. Pensiamo solo al fatto che con una legge come l’Italicum Erdogan avrebbe potuto portare a termine in Turchia il suo disegno elettorale fortunatamente sconfitto domenica 7 giugno grazie all’affermazione dell’Hdp.

Sono necessarie ed urgenti scelte politiche diametralmente opposte a quelle fin qui compiute dal governo Renzi con gli esiti fallimentari che sono sotto gli occhi di tutti.
E precisamente sono urgenti e necessari:

1. Il rilancio del concetto di bene comune e dei servizi pubblici, anche e soprattutto trovando le risorse finanziarie a tale fine, mediante modifiche del sistema fiscale volte a realizzare il principio di progressività delle imposte sancito dall’art. 53 della Costituzione. Sia fatta luce sull’oscura vicenda del mancato rinnovo degli incarichi dirigenziali nell’amministrazione fiscale. Su Repubblica Affari e finanza di oggi Fabio Bogo ipotizza che dietro l’inammissibile ritardo che si sta registrando al riguardo si nasconda una “manina” che opererebbe con l’intento di salvaguardare gli interessi degli evasori, già com’è noto generosamente favoriti dal sistema. Se fosse vero occorrerebbe un’immediata inchiesta giudiziaria al riguardo da parte sia delle procure penali che di quella della Corte dei Conti. Sia finalmente data applicazione al referendum sull’acqua pubblica finora scandalosamente ignorato dai politici, Pd in testa.

2. La redistribuzione del reddito per assicurare livelli minimi di dignità umana e rilanciare l’economia. Si approvi una legge sul reddito minimo garantito.

3. Il superamento dell’inammissibile subalternità nei confronti degli Stati Uniti e della Nato come pure dei circoli dirigenti dell’Unione europea. Occorre contrastare con forza ogni tentativo di rilancio della guerra fredda, come pure le politiche suicide dell’Unione con riguardo al tema dei profughi provenienti dal resto del mondo e a quello del “Grexit” che, se irresponsabilmente portato a termine comporterebbe indubbiamente gravissime difficoltà per tutti i Paesi europei a cominciare dal nostro, riaffermando le politiche scellerate con le quali l’Unione sta soffocando un intero continente un tempo prospero e avanzato.

4. Le scelte coraggiose e avanzate per quanto riguarda il tema ambientale, la cui portata strategica è innegabile in un mondo sempre più segnato dal cambio climatico e da fenomeni di inquinamento.

5. La lotta senza quartiere alle mafie e alla corruzione. Contro la logica delle cricche e dei capibastone i quali si annidano anche nel Pd, come fatto rilevare perfino da Marino.

Su questi punti va costruito un programma comune fra il Movimento Cinque Stelle e la sinistra che va ricostruita abbandonando definitivamente ogni illusione riguardo alla vera natura del Pd. Si tratta di una convergenza necessaria ed in buona parte già presente nelle cose e nelle iniziative, di cui il chiarimento definitivo nei confronti del Pd rappresenta a questo punto un passaggio preliminare ineludibile unitamente all’indispensabile rinnovo generazionale della sinistra.

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