“Il presidente del Consiglio dovrebbe lasciare ai giornalisti il loro lavoro. E quel messaggio, vagamente allusivo, non specifica cosa avremmo detto di sbagliato”. Sono questi i due motivi per cui Corrado Formigli considera “inopportuno” il tweet di Matteo Renzi, pubblicato lunedì 26 gennaio mentre su La7 andava in onda Piazzapulita, il talk condotto dal giornalista. “Trame, segreti, finti scoop, balle spaziali e retropensieri: basta una sera alla tv e finalmente capisci la crisi dei talk show in Italia, ha scritto il premier sul sito di microblogging. E ancora, “dobbiamo cambiare modo di raccontare l’Italia e la politica. Non siamo quella roba lì”.

Ma qual è stata la miccia del tweet? “Non lo so, ma gli spettatori possono farsi un’idea – dice Formigli – Stavamo parlando dei nomi che circolano per il Quirinale, dei 101 franchi tiratori che impallinarono Prodi nel 2013 e del patto del Nazareno“, con un servizio in cui il sottosegretario Luca Lotti incontrava Denis Verdini, pontiere forzista delle riforme. “Una copertina per capire come andassero le trattative del Quirinale, raccontate tutti i giorni dai quotidiani. Ma non mi risulta che Renzi abbia mai twittato sulla crisi dei giornali o contro Corriere, Repubblica o Il Fatto Quotidiano. L’ha fatto contro un talk show”. 

Un genere, quello del talk, a cui il premier è affezionato: dalle Invasioni barbariche di Daria Bignardi fino a Che tempo che fa di Fabio Fazio passando per Porta a Porta di Bruno Vespa, Quinta Colonna di Paolo Del Debbio e la iper-pop Domenica Live di Barbara D’Urso (con tanto di consueto selfie della conduttrice con l’ospite). E, quanto a presenza nei telegiornali, a maggio l’Agcom ha richiamato La7, Skytg24, Tg3 e Rainews perché il premier ha avuto “eccessivo tempo di parola”.

A Piazzapulita, però, il premier non è voluto andare. “Lo abbiamo invitato diverse volte, l’ultima proprio per la puntata del 26 gennaio, ma aveva declinato”. Se fosse stato ospite “avrebbe potuto dire la sua su quei 101, visto che l’ex viceministro dell’Economia Stefano Fassina aveva addossato la responsabilità ai renziani, mentre altri ritenevano che dietro di fosse la mano di Massimo D’Alema“. E invece ha preferito un messaggio sul social. Nostalgia dei tempi in cui Berlusconi telefonava in trasmissione? “Non sono mai stato un fan delle chiamate in diretta, ma almeno telefonicamente c’è la possibilità di contestare fatti precisi. Quello che mi colpisce del tweet, a parte la sua monodirezionalità perché non consente alcun tipo di replica o contraddittorio, è il fatto che si riferisca a ‘balle spaziali’ e ‘finti scoop’ senza specificare di cosa parla. Avrebbe potuto rettificare”.

Soprattutto, aggiunge, “trovo inopportuno che il presidente del Consiglio intervenga su come debba essere fatta l’informazione in Italia. Mi pare uno sconfinamento”. Insomma, non si deve fare confusione tra i due ruoli. “Dovrebbe stare a governare. Non è un utente qualsiasi che passa da Twitter e lascia il suo commento, è l’uomo più potente d’Italia”. E conclude: “Visto che è la prima settimana in cui Renzi non va in tv, se i talk show sono finiti non lo erano forse già alcuni giorni fa, ad esempio quando il premier era l’ospite? Fa pensare che le trasmissioni siano da criticare solo quando non c’è lui ad illustrare i risultati del suo governo“.

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