Il taglio intelligente della spesa pubblica è essenziale per recuperare risorse in modo “sano”, idonee dunque a rilanciare la crescita del nostro Paese.

La spending review deve estendersi a tutti i rami della spesa pubblica andando nel dettaglio. Un esempio su cui si può incidere in modo significativo è la spesa pubblica per farmaci. Corrisponde a 12 miliardi di euro l’anno, con peraltro profonde differenze regionali. Come per la spesa per farmaci, vi è un divario spesso significativo fra le 20 regioni. Quanto alla spesa ospedaliera per farmaci di fronte ai casi di Val d’Aosta e Lombardia con, rispettivamente, 112 e 118 euro pro capite, si hanno quelli di Puglia e Sardegna con 170 e 173 euro pro capite. La spesa regionale pro capite per vendite presso farmacie vede realtà virtuose come la provincia di Bolzano o l’Emilia Romagna con una spesa pro capite pari a 129 e 145 euro e regioni “spendaccione” come Sicilia e Campania con 235 e 228 euro pro capite.

Entro questi range già molto diversificati spicca un dato anomalo rispetto alle medie europee che, insieme ad un consumo eccessivo di farmaci, spiega in buona parte l’alto costo pubblico della spesa farmaceutica: in Italia l’uso di farmaci generici, non coperti cioè da brevetto, è pari al 15% del totale. Siamo al penultimo posto prima della Grecia. Il confronto è impressionante: la Germania ha quasi il 70%, Olanda, Danimarca e Gran Bretagna circa il 60% di farmaci generici consumati. Ora il farmaco generico costa mediamente il 50% in meno di quello coperto da brevetto, pur avendo la stessa composizione chimica.

In una ricerca fatta dal prof.Giorgio Colombo dell’università di Pavia risulta che vi è una anomale tendenza dei medici del Ssn a privilegiare i farmaci con brevetto rispetto a quelli con brevetto scaduto. Sempre secondo questa ricerca sono paradossalmente i pazienti appartenenti alle fasce sociali più basse a ricorrere maggiormente al farmaco “griffato”. Il nostro sistema sanitario oltre a scontare una più accentuata propensione dei medici a prescrivere farmaci sotto brevetto, e una scarsa informazione dei pazienti, sconta il fatto che vi è ancora una maggiore tolleranza che altrove a rimborsare farmaci brevettati ancorché più costosi del corrispondente generico, laddove il medico ne indichi la necessità terapeutica. Se la spesa farmaceutica per farmaci generici fosse in linea con i Paesi europei più avanzati ci si potrebbe attendere un risparmio di circa 4 miliardi di euro: pari al doppio di quanto atteso tassando le pensioni sopra i 3500 euro lordi, due volte circa il gettito derivante dall’aumento di un punto di Iva, 1/5 del gettito complessivo dell’Imu. Se poi si applicasse l’emendamento sui farmaci monodose approvato nel decreto liberalizzazioni del 2012, si aggiungerebbe un altro risparmio pari a circa 2 miliardi di euro.

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