Allo Ior finisce l’era di Tarcisio Bertone. Papa Francesco, infatti, ha rinnovato per un quinquennio la commissione cardinalizia di vigilanza sulla banca vaticana dopo poco meno di un anno dalle ultime nomine effettuate da Benedetto XVI. La scelta di Bergoglio è caduta sui cardinali Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna; Thomas Christopher Collins, arcivescovo di Toronto; Santos Abril y Castelló, arciprete della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore; Pietro Parolin, Segretario di Stato; e Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso. Quest’ultimo è l’unico porporato confermato dal Papa nella commissione.

Una scelta che appare dettata non solo dalla grande fiducia che Bergoglio nutre verso il cardinale Tauran, ma anche dal fatto che egli è membro della Pontificia Commissione referente sulla banca vaticana voluta dal Pontefice argentino per elaborare una riforma dello Ior. Un anno fa, gualche giorno dopo l’annuncio choc delle dimissioni di Benedetto XVI, il Papa tedesco rifece la commissione cardinalizia confermando per un quinquennio il suo Segretario di Stato Bertone alla presidenza, e inserendo tra i cinque membri un porporato legatissimo al cardinale salesiano ovvero Domenico Calcagno, presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica. Ma oggi, insieme con Bertone e Calcagno, escono di scena anche Odilo Pedro Scherer, arcivescovo di San Paolo in Brasile, e Telesphore Placidus Toppo, arcivescovo di Ranchi in India. Un passaggio fondamentale quello voluto da Papa Francesco per attuare quel rinnovamento dello Ior che Bergoglio, come lui stesso ha detto ai giornalisti nel volo da Rio de Janeiro a Roma, vede all’insegna della “trasparenza e dell’onestà”.

La banca vaticana, da più parti anche dentro le sacre mura ancora vista come una “lavatrice di denaro sporco”, passa ora attraverso una revisione seria che, come testimoniato da ilfattoquotidiano.it, ha visto innanzitutto un controllo dei conti dei propri clienti. Una scelta significativa del Papa argentino è quella di non indicare il presidente della commissione cardinalizia come aveva fatto il suo predecessore, ma di lasciare che siano i cinque membri a eleggerlo. E i rumors danno in pole Santos Abril y Castelló, con la benedizione di Bergoglio ovviamente, su Pietro Parolin. Un segno di quella collegialità voluta insistentemente dalle congregazioni generali dei cardinali che hanno preceduto il conclave dello scorso anno e incarnata in questi primi dieci mesi di pontificato da Francesco. Ma anche la volontà di non accentrare tutto il potere nelle mani del Segretario di Stato che con Bertone ha assunto il ruolo di un vero e proprio “vice Papa”. La fine dell’era dell’ex Segretario di Stato allo Ior chiude anche definitivamente il capitolo della direzione di Ettore Gotti Tedeschi con lo strascico di polemiche suscitate dalla sua defenestrazione, avvenuta nello stesso periodo in cui veniva scoperto e arrestato il maggiordomo infedele di Ratzinger, Paolo Gabriele. E apre così la porta alla riforma dello Ior in una “banca etica” così come indicato più volte dal cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga, chiamato da Bergoglio a coordinare il gruppo degli otto “saggi” porporati che stanno consigliando il Papa nel governo della Chiesa universale e stanno elaborando la riforma della Curia.

Twitter: @FrancescoGrana

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