Esattamente 50 anni fa, il 14 Dicembre 1963 a Los Angeles crollò la Baldwin Hills Dam, una diga costruita fra il 1947 e il 1951. Sui residenti venne rilasciata la furia di oltre un miliardo di litri di acqua che causarono la morte di cinque persone e la distruzione di oltre duecentocinquanta case.  Fu uno dei primi eventi-notizia ad essere ripreso dalla Tv in diretta e ci sono ancora oggi i cortometraggi della diga che irrompe sulle case.

Bladwin-Hills-RevoirLa diga era stata costruita subito dopo la seconda guerra mondiale, in previsione del boom demografico post-bellico in California e per portare acqua in quello che era –  ed è – un deserto. La diga era costata 10 milioni di dollari dell’epoca, si estendeva su 20 ettari di terra e avrebbe dovuto soddisfare alle esigenze di 10,000 persone. Gli ingegneri dell’epoca la consideravano la più avanzata diga mai costruita ed “un capolavoro”.

—-

Ore 3:38, 14 Dicembre 1963.

Lo strato di asfalto posto a mo’ di isolante fra il terreno e l’acqua subisce una crepa. 

L’acqua pian piano entra nelle fondamenta della diga. 

Si crea un buco sempre più grande che si capisce subito sarà incontrollabile.

Parte l’operazione di evacuazione dei residenti. 

Il fotografo Richard Levine si trova nei paraggi e scatta foto che documentano il disastro.

77 minuti di tempo. Tutto allagato. 

—- 

Ma cosa era successo? Perché la diga aveva ceduto? Di chi era la colpa? Subito venne fuori che a circa 150 metri dalla diga c’era un faglia sismica. Lo strato di asfalto protettivo della diga a causa degli spostamenti del sottosuolo aveva ceduto generando la crepa e innescando il disastro. Colpa dell’asfalto allora?

Beh, non proprio. Lo strato di asfalto era stato disegnato in modo da essere flessibile in caso di lievi spostamenti o riassestamenti normali del terreno. Gli ingegneri infatti sapevano che Los Angeles è zona sismica e che il terreno è ballerino. Ma a Baldwin Hills i movimenti della terra erano stati più forti di quanto previsto. E cosa aveva causato il movimento del terreno e lo spostamento delle faglie?

 —-

Il lupus in fabula, è sempre lui. Un campo di petrolio. In questo caso, l’Inglewood Oil Field che sorge a circa 800 metri dalla diga e contava circa 600 pozzi di petrolio in produzione al tempo del cedimento della diga.  I movimenti che gli ingegneri non avevano previsto erano dovuti dunque non a spostamenti naturali del sottosuolo ma a movimenti artificialmente indotti dalle operazioni petrolifere.

Il campo di Inglewood funzionava con la tecnica della “pressurized extraction”, dove si iniettava acqua ad alta pressione nel terreno per spingere il petrolio il più possibile vicino ai pozzi per estrarlo più facilmente. E’ stata proprio questa iniezione di fluidi nel sottosuolo, assieme alla reiniezione di fluidi di scarto, a scatenare gli eventi del 1963. Si parla di pressioni enormi, circa 6000 psi, o 410 atmosfere.  I geologi dell’epoca avevano anche trovato fluidi di perforazione ed acque di scarto che erano arrivate proprio nella falda vicino alla diga.

L’ingegner Thomas Leps fu incaricato di indagare in modo “neutrale” per conto dello stato della California nel 1964 e giunse alla conclusione che i movimenti indotti dal campo di petrolio comprendevano 4 metri di subsidenza indotta che avevano messo forti pressioni sul sottosuolo, fra cui 15 centimetri di spostamento della faglia vicina alla diga. E voilà le crepe nello strato di asfalto della diga, il cedimento, i morti.

Ovviamente, i petrolieri fecero tutto quello che potevano per negare qualsiasi responsabilità. La Standard Oil che gestiva il campo di Inglewood, aveva sponsorizzato uno studio condotto dall’ingegner Arthur Casagrande che diceva che non era colpa del petrolio e che erano stati movimenti più vicino alla diga a causare le crepe. Ma con il passare degli anni, anche i collaboratori di Casagrande hanno dovuto ammettere che le operazioni di petrolio hanno avuto un ruolo fondamentale in questa tragedia.

Questa dunque e’ l’opinione corrente oggi cioè che siano state le operazioni petrolifere a causare il cedimento della diga di Baldwin Hills ed e quanto affermato nel rapporto finale della Usgs del 1969 e ribadito in ogni dibattito accademico, a partire da Science e da Stanford. Secondo studi successivi il 90% degli spostamenti delle faglie in una zona vicino a Baldwin Hills e detta Stockton-La Brea, è dovuta al campo di Inglewood. 

La diga non è mai stata ricostruita, ed oggi l’area è un parco. Il campo di Inglewood è ancora in produzione

Articolo Precedente

Rifiuti tossici, processo su devastazione ambientale a Vibo rischia la prescrizione

next
Articolo Successivo

Ilva, l’ecoalternativa esiste: il modello svedese per Taranto

next