Gli dicono di partire in fretta. Dove si trovano stanno bene. Per raggiungerli basta poco. I cellulari ormai sono dappertutto. In Africa il verbo si è fatto parole nei telefonini. Manca l’acqua e il cibo scarseggia. La luce funziona a seconda delle ore del giorno. Le strade si perdono nella stagione delle pioggie. I cellulari si chiamano dai tralicci colorati delle compagnie private dei telefoni. Sono i nuovi paesaggi delle savane e delle foreste. Mamadou comunica con gli amici che gli chiedono di partire in fretta. Dove si trovano stanno bene. Cosa aspetta per andare. Allora Mamadou parte.

Mamadou non sapeva dei gendarmi, dei poliziotti, della guardia di finanza e delle forze armate di difesa. Non prevedeva che i soldi del viaggio sarebbero terminati ancora prima di cominciare. Non immaginava che il viaggio partiva lontano. Non sospettava che gli chiedessero i documenti col pretesto di sequestrarli al ritorno. Non credeva che dopo una strada ne cominciava un’altra e dopo un’altra ancora. Non pensava che l’Italia abitasse dietro un ciuffo di mare. Non calcolava la distanza. Non conosceva la lingua. Allora Mamadou non inseguiva la frontiera.

E’ partito dalla Guinea come quelli che gli dicono di partire in fretta. Ha sfogliato 23 anni con un sospiro di sollievo. La famiglia Diallo vive nella campagna e punta su di lui per non scomparire nella miseria. Altri l’hanno fatti prima di lui e altri ancora seguiranno. Cerca soldi e futuro nell’Italia del cellulare degli amici che si trovano bene. Mamadou ha speso la metà dei soldi che aveva messo da parte per il viaggio. L’altra metà l’hanno confiscata. I gendarmi, i poliziotti, la guardia di finanza e le forze armate di difesa l’hanno divisa come i ladroni la tunica.

L’Italia delle magliette e dello scudetto tricolore. L’Italia delle scarpe che non vanno da nessuna parte e l’Italia di Lampedusa che affonda. L’Italia dove c’è Roma e dove si trova la finestra del Papa. L’Italia della mafia e quella di Libera che semina le terre. L’Italia dei governi di tradimento nazionale e quella della squadra azzurra che va ai mondiali. L’Italia che non c’è ancora e quella che non c’è più. L’Italia di cui non si parla e L’Italia che finge di esistere. L’Italia del campionato e quella in panchina. L’Italia della Libia e quella di Totti. L’Italia di Mamadou e quella del cellulare.

Non sapeva la strada da seguire. Non prevedeva la stagione della polvere. Non immaginava di abitare in un ghetto ad Agadez. Non sospettava di dover tornare dove era partito. Non credeva che l’inizio fosse prossimo alla fine. Non pensava che doveva ricominciare a contare gli anni di prima. Non calcolava il tempo per sognare. Non conosceva nessuno a cui domandare. Non sapeva e non prevedeva. Non immaginava e non sospettava. Non credeva e non pensava. Non calcolava e non conosceva. Allora Mamadou non raggiungeva l’Italia.

Dice che nel suo paese si commercia col futuro. Ammette che il presidente non gli piace. Promette che farà di tutto per non tornare. Denuncia i politici come ladri. Giura che non tenterà più di partire. Crede nel dio che scrive il destino sulla sabbia quando c’è vento. Sogna di ritentare da un’altra parte complice la distrazione del tempo. Chiede di essere aiutato a non ricordare. Spera di trovare un giorno cosa cercare. Dice e ammette. Promette e denuncia. Giura e crede. Sogna e chiede. Allora Mamadou spera di raggiungere un giorno l’Italia.

Avventurieri. Esodanti. Illegali. Sommersi. Clandestini. Migranti. Pazzi. Insurgenti. Eretici. Utopisti. Respinti. Protagonisti. Incoscienti. Sciagurati. Criminali. Eroi. Trasgressori. Banditi. Resistenti. Perdenti. Cavalieri. Precursori. Rivelatori. Inutili. Viaggiatori. Invisibili. Naviganti. Pirati. Santi. Sopravvissuti. Falsari. Fuggitivi. Poeti. Erranti. Filibustieri. Provocatori. Detenuti. Trapezisti. Sfruttati. Militanti. Sognatori. Sovversivi. Complici. Trafficanti. Corsari.  Profeti.

Gli amici che gli dicono di partire in fretta. Cosa aspetta per andare. Allora Mamadou parte.

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