Lo ha proposto Milena Gabanelli nella puntata di Report del 30 settembre. Otto giorni più tardi si è detto d’accordo il sottosegretario ai Trasporti, Erasmo D’Angelis. L’11 ottobre il M5S ha presentato un progetto di legge alla Camera. L’idea di calcolare l’importo delle multe stradali sul reddito di chi commette l’infrazione piace a molti. “Giusto applicare una sanzione in base al reddito per il superamento dei limiti oltre 20 km orari – ha detto D’Angelis – e stiamo pensando anche di introdurre nella riforma del Codice della Strada il parametro della cilindrata dell’auto: più è potente, più si paga”. Quest’ultima idea si è concretizzata, finora solo sulla carta, nel ddl firmato dal deputato grillino Michele Dell’Orco, secondo cui nel punire le trasgressioni bisogna “tenere conto delle distanze economiche tra cittadino e cittadino. Per alcuni la multa è un salasso, per altri poco più di un fastidio”. In Svizzera, Finlandia, Danimarca e Norvegia il principio viene applicato da anni. Ma sul fatto che questo possa accadere anche in Italia restano non pochi dubbi.

Si chiama “day fine“, in italiano ammenda giornaliera, e corrisponde a un giorno di salario tolto a chi viola la legge: più è grave la colpa, maggiore è il numero delle ammende che possono essere comminate. In Finlandia viene applicata alle violazioni gravi del codice stradale, che sono considerate reato: “Le multe – si legge sul sito della polizia – sono proporzionate agli ultimi dati disponibili sul reddito di chi commette l’infrazione“. Come si calcola l’importo di una day fine? “Sottraendo 255 euro (cifra considerata per legge necessaria al sostentamento, ndr) al reddito mensile netto del trasgressore (cui vanno tolte anche tasse, contributi e una quota per i figli a carico, ndr) e dividendo il resto per 60. Il valore minimo di una day fine è 6 euro. L’importo minimo di una multa per eccesso di velocità è di 115 euro”. Più alto è il reddito, più salata è la sanzione: pochi giorni fa Anders Wiklof, 67 anni, multimilionario svedese, si è visto recapitare una pena pecuniaria da 94mila euro per aver guidato a 124 km/h in una zona in cui il limite è di 80.

In Svizzera le violazioni più gravi comportano il carcere fino a 3 anni o una pena calcolata sulle ammende giornaliere. Il massimo è di 360 day fine, ognuna può arrivare a 3mila franchi e l’entità della pena è sempre fissata dal giudice. E’ il caso dell’eccesso di velocità: ogni anno in Italia centinaia di automobilisti vengono raggiunti da rogatorie internazionali in cui le autorità elvetiche chiedono loro i dati personali per calcolare l’importo della contravvenzione rimediata per aver bruciato un autovelox. La pena scatta superati di 25 km/h i limiti in un centro abitato, di 30 km/h fuori località, o di 35 km/h in autostrada. Lo sa bene il diplomatico della Guinea-Bissau che a inizio 2010 venne multato per aver portato la sua Ferrari Testarossa a 138 km/h in una zona in cui il limite era di 80, nel cantone di San Gallen: in virtù di una fortuna personale stimata attorno ai 14 milioni di euro, venne condannato a pagare 217 mila euro.

Più o meno quanto è accaduto all’alba del 3 marzo a Nicklas Bendtner a Copenhagen. Il calciatore è stato fermato mentre guidava ubriaco e contromano nel centro della capitale danese. Due giorni dopo si trovava davanti al giudice: patente sospesa per 3 anni e 842 mila corone (113 mila euro) di multa calcolate, in base ad una riforma introdotta nel 2005, dividendo il suo reddito annuale per 2,5 e moltiplicando il risultato per il tasso alcolemico riscontrato nel suo sangue: 0,175% a fronte del limite dello 0,6 per mille consentito dalla legge. E multe da migliaia di euro calcolate sul reddito sono all’ordine del giorno anche in Norvegia.

In Italia funzionerebbe? Secondo l’Asaps no: “Funziona nei paesi scandinavi – spiega Giordano Biserni, presidente dell’Associazione Sostenitori ed Amici della Polizia Stradale – ma in Italia, dove ristoratori e gioiellieri dichiarano in media 15mila euro all’anno, c’è il rischio che le multe più salate arrivino ai pensionati e ai dipendenti, gli unici i cui redditi sono verificabili con esattezza. Il principio è giusto, ma è applicabile solo dove c’è la certezza che il reddito dichiarato è reale”. Neanche il parametro della cilindrata piace all’Asaps: “Perché mai chi ha un fuoristrada 4mila di cilindrata del ’90 dovrebbe essere più ricco di chi possiede una Golf 2.0 del 2013? Immagini la pioggia di ricorsi che ricadrebbe su giudici di pace e tribunali”. Non solo: “Migliaia di agenti dovrebbero essere spostati negli uffici a calcolare le sanzioni e verrebbero sottratti al servizio in strada”. In Finlandia e in Svizzera però funziona: “Sì – conclude Biserni – ma in quei paesi il poliziotto che ferma qualcuno per eccesso di velocità si collega dall’auto per via telematica e in pochi minuti sa qual è il reddito del trasgressore”.

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