Dall’inizio della scuola leggo qui è lì di classi che si svuotano a causa della presenza di alunni con disabilità. A fronte di Dirigenti molto in gamba che non mollano, molte altre subiscono le varie pressioni e cedono. E allora eccoci dinanzi l’indignazione generale. Rimango stupita di questo clamore. Come se avessimo messo all’improvviso un paio di occhiali 3D agli struzzi dormienti.

Di cosa ci indigniamo? Questa è la realtà nella quasi totalità delle scuole. E la cosa più grave è che quando alcuni affermeranno che nelle loro scuole non accade nulla di simile, lo faranno con certezze assolute. Non si rendono conto infatti che è così. In alcune scuole di più in altre meno. Dipende a mio avviso da molti fattori.

Innanzi tutto gli insegnanti non di sostegno dovrebbero essere formati a ricevere tutti gli studenti e non solo quelli non disabili. Le ore di sostegno non possono supplire alle carenze strutturali della formazione generale. Spesso gli insegnanti di sostegno sono classificati di serie B, quando in realtà espletano un ruolo ben più difficile di chiunque altro. L’impatto anche tra colleghi non sempre è all’altezza della situazione. Poi ci sono le barriere architettoniche e mentali.

Poi abbiamo questo brutto vizio di classificare la disabilità in un unico immenso limbo di diversità ripugnanti. RIPUGNANTI. Inutile edulcorare la pillola. Un impiccio, un limite all’insegnamento alla classe perché quell’alunno impone il bus con la pedana per la gita, impone che alcuni giochi, o studi, o materie siano adattate. Ma qui siamo già al passo avanti della battaglia. In molti altri casi neanche ci si arriva. E’ più facile discriminare in silenzio. E allora, fioccano alunni disabili in classe con gli AEC mentre gli altri giocano a pallone. Numerosissimi quelli che vagano nei meandri dei corridoi o nelle ghettizzanti aule di sostegno ( aule del tormento direi io ..).

Ora, a chi vogliamo dare la colpa? Io partirei dalla parola disabilità che contiene persone con esigenze completamente diverse. Passerei per la struttura della diversificazione con l’insegnante di sostegno meteora del corpo docente. Poi i fondi mal gestiti (perché ci sono).

E allora i sapiens genitori spostano i figli. Li spostano dalla disabilità tutta, dai rom, dai poveri e li depongono come uova al di sotto dei pericoli. E’ così che insegneremo a questi giovani a non crescere, a soffrire di autostima carente, di depressione. E’ così che li indurremo a ricercare ebbrezze malsane e successi mancati. Partendo da questa voglia di tutelare la nostra vita di genitori, nascondendo i nostri figli da tutto ciò che implica dolore e quindi elaborazione. E’ decisamente più semplice: occhio non vede e cuore non duole. Via libera alla nostra vita adulta fatta di consumismo .

E’ vero che il momento è difficile. Ma questi fatti accadono oggi, accadevano ieri e anche l’altro ieri. E accadranno anche domani seppure come è auspicabile in misura ridotta. Sulla mia pelle ne ho vissute di ogni tipo con Diletta. Gite non accessibili: battaglie e poi divennero accessibili. Aule di sostegno: battaglie e poi classe… e così via passando per la solitudine che attanaglia i nostri figli. Dormendo sull’isolamento. Tutti vanno a fare sport. I disabili no. Essi hanno l’unica chance della terapia. Che sia motori o psichici ingombrano ugualmente.

E allora fioccano luoghi specifici per le loro specifiche esigenze. Le feste? Anche in età più adulta sono rarissimi i casi di inclusione. E diventano disabili anche fratelli e sorelle che crescono con maggiore consapevolezza e maturità e stonano con i pulcini sbucati dalle uova sotto terra. Però a fare supporto ci finiscono i consapevoli. Gli altri fanno i bulli, si ubriacano a 14 anni o mettono piercing a 12. Moralismo? Assolutamente no. Direi buon senso. Chiediamo allo Stato di migliorare, di risparmiare, di fare economia. Poi invitano bambini di 6 anni a feste che costano 1000 euro. Trovo che ci siano molte “distonie”  in questo mondo “normodotato”.

Dal cartello della suora, alla Dirigente debole di polso, al genitore massacrato dalle conseguenze che la disabilità porta, ai vicini di casa che si infastidiscono per la rampa, ai colleghi di lavoro che vivono la L. 104 (abusata da molti) un vero abuso anche quando è solo una goccia nell’oceano delle necessità. I parcheggi sono un lusso e l’invalidità pure. A nulla serve la richiesta di fare il gioco delle parti e immaginare quanto possa costare la diversità in un mondo di pecore tutte uguali.

Trasporto disabili, viaggi per disabili, terapia per disabili, musicoterapia, ippoterapia e così per ore… Arriverà mai il giorno del tutto per tutti? Quante possibilità togliamo ai nostri figli così facendo? Davvero troppe… E intanto gli altri corrono via e noi arenati qui a sprofondare… Noi genitori non bastiamo da soli. Dobbiamo essere uniti ad altri genitori. Dobbiamo riaggrapparci alla società. E metterci in vetrina. Solo facendo conoscere la nostra realtà, rientreremo nella vita sociale.  

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