La conferenza stampa di Nicola Cosentino all’indomani della sua “rocambolesca” esclusione ha sintetizzato come meglio non si potrebbe la pseudofilosofia dell’ operazione “rigore morale”  del Pdl e ha, per negazione, preannunciato effetti colleraterali di non poco conto.

In generale l’attenzione mediatica si è concentrata sulla definizione più scontata che arguta riguardo Angelino Alfano “perdente di successo”.    

Ma i passaggi più interessanti, a mio parere, riguardavano Berlusconi che “l’ha chiamato un sacco di volte” insieme a “tutti gli altri” perché temeva che lui dicesse chissà che cosa. E la precisazione, quasi en passant,  non è di poco conto da parte un personaggio che si definisce, tra molto altro,  vittima di una campagna mediatica sanguinosa in quanto lui “non è un fighetto di palazzo”, sottinteso, come Alfano o peggio Bocchino “il vero referente dei casalesi”.

A Berlusconi, “vittima a sua volta della mannaia giudiziaria” a cui non ha potuto non adeguarsi, Nicola Cosentino che patisce molto  più degli altri “inidonei”  la perdita dell’immunità parlamentare, aveva riservato nell’affollatissima conferenza stampa solo parole di comprensione e gratitudine. “Lui mi ha offerto la candidatura in Grande Sud. E’ il solito, un uomo unico, un gigante. Ma la dignità vale di più dell’immunità parlamentare”. 

Poi però, dato che i due processi per reati gravissimi che ruotano attorno al suo ruolo “di referente politico del clan dei Casalesi” con attività specifiche e circostanziate e non sul presupposto di un legame di parentela con boss camorristici, come lui ama sostemere,  pesano molto se si devono affrontare da comune cittadino, a meno di 48 ore della conferenza stampa semi-pacificatrice, ha cominciato a bombardare il Pdl e il suo capo “unico”.

La fase diplomatica è durata molto meno del previsto.

Adesso è già l’ora delle minacce e degli  avvertimenti, soprattutto per chi è in grado di comprenderli meglio di chinque altro: “Berlusconi mi sta cercando da ore ma non rispondo. Sono schifato perché io l’ho salvato e lui mi tradisce. Si è svenduto tutta la sua cultura garantista per un pugno di voti leghisti”.

Per ora Cosentino si è  “limitato”  a rivendicare  il suo aiuto a Berlusconi nel “caso Noemi” e la sua funzione di uomo che “risolve i problemi e non li crea”. Evidentemente Pulp Fiction docet, anche a Casal di Principe.

E lascia anche intendere che si metterà di traverso in una regione chiave come la Campania dove può spostare ancora un bel numero di consensi pur non facendo ancora espressamente riferimento ad altri capitoli molto caldi che possono arrecare qualche ulteriore ambascia al grande capo, come i retroscena su dossier Caldoro e P3

 Naturalmente nel Pdl delle liste  “lavate con l’Omo” come dice l’ormai “inidoneo” Dell’Utri, dove comunque tra pregiudicati (3 per la precisione incluso il mitico Farina-Betulla) ed inquisiti per i reati più gettonati gli impresentabili sono sempre oltre la trentina, nessuno vuole “accanirsi” contro Cosentino.

Mara Carfagna per esempio, che ha suo tempo si è scontrata aspramente con il potentissimo coordinatore campano, ospite di Servizio Pubblico dove con il beneplacito di Santoro ha potuto imperversare senza sostanziali argini, ha sottolineato testualmente “non vengo qui ad esporre il trofeo di Cosentino in quanto la situazione è complessa e delicata”.  

Il riferimento voleva essere alla situazione processuale di Cosentino che senza la copertura dell’ autorizzazione a procedere all’arresto, negata per ben due volte dal Parlamento, rischia il carcere in tempi brevissimi.  Solo che dopo le ultime esternazioni dell’interessato, la situazione di qui al voto può farsi parecchio “delicata”  anche per il Pdl e per i calcoli elettorali di Berlusconi che conta di aver recuperato addirittura il 2%, liberandosi di un po’ di zavorra.

Ma forse ha sottovalutato i contraccolpi delle esclusioni con tanto di fuori programma da “prendi le liste e scappa” o ha sopravvalutato la forza dei suoi argomenti persuasivi, per quanto notevoli,  nei confronti di “inidonei” molto eccellenti. 

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