Dicono che i giorni a cavallo tra la fine del vecchio anno e l’inizio di quello nuovo, siano giorni di bilanci e di buoni propositi. Ma visto che di buoni propositi è lastricata la strada dell’inferno forse qui è il caso di limitarci ai bilanci e a qualche ragionamento sul futuro.

Il consuntivo del Paese è pessimo. Il 2012 è stato un anno di cui ben pochi si augurano il bis. È stato l’anno dei tecnici e della recessione profonda. È stato l’anno del rigore, dell’equità e dello sviluppo che, alla fine, si sono tradotti solo in rigore, niente equità e nessuno sviluppo. Le cifre del resto le conoscete bene: il debito pubblico è aumentato, i disoccupati sono ormai quasi 3 milioni, i giovani senza lavoro sono più del 35%, la ricchezza delle famiglie è tornata ai livelli degli anni ’90.

La Casta non ha mollato la presa. Anche se oggi è molto meno sicura di ieri. Un po’ perché se la nave affonda non basta viaggiare in prima classe per essere certi di salvarsi. E un po’ perché tra gli antidoti all’arroganza del Potere c’è l’informazione: per evitare che certe cose accadano bisogna saperle. E per saperle è necessario che qualcuno le racconti. 

Noi de ilfattoquotidiano.it, tra molti errori, nel 2012 ci abbiamo così provato. Forse per questo il nostro bilancio, a differenza di quello italiano, è buono. Durante l’anno abbiamo continuato a crescere. Dicembre, ci spiegano i dati di Nielsen-Sitecensus, con i suoi quasi sei milioni di utenti unici è stato addirittura il nostro miglior mese di sempre. Sono salite anche le pagine viste che arrivano a quota 55 milioni, ed cresciuto sopratutto il tempo di permanenza sul sito, ormai fisso intorno ai venti minuti. Segno che chi ci visita trova molto qui da leggere e guardare.

Per questo sento il dovere di ringraziare la nostra piccola redazione, sempre disposta a lavorare molte ore più del dovuto, i nostri collaboratori, molti dei quali meriterebbero un posto fisso in grandi giornali, che inviano e scrivono notizie da ogni parte d’Italia e del mondo, i tecnici, la squadra della web tv, i nostri 500 blogger, e soprattutto i navigatori e i lettori.

Quello che stiamo cercando di fare è infatti un prodotto collettivo. Un web giornale dove, quando non ci si occupa di fatti e notizie, opinioni diverse possano confrontarsi tra loro trovando a volte dei punti di vista in comune. Qualche segnale ci dice che la strada imboccata è quella giusta. La classifica dei post più letti del 2012 è, per esempio, significativa.

Ai primi tre posti tra i nostri blogger, non troviamo le firme più note del nostro quotidiano o argomenti legati alla politica e alla giustizia. No, gli utenti hanno scelto questioni legate al mondo dell’insegnamento nella scuola primaria, alla formazione degli studenti all’estero e alla libertà dell’informazione in Rete.

E nella parte del sito legata alle notizie sono stati sorprendenti i risultati raccolti dalla nostra nuova sezione Donne di Fatto, da quella dedicata alle Scienze e da Cervelli in fuga. Tutto questo mentre il FattoTv, che ormai viaggia a più di 2milioni di video visualizzati al mese, si sta imponendo in Rete come standard di comunicazione multimediale.

L’idea di allargare sul web i nostri orizzonti, idea in cui tutti, a partire dalla nostra società e da Antonio Padellaro e Marco Travaglio, hanno sempre creduto, si è insomma dimostrata fin qui vincente.

Chiusi i bilanci è però giusto lanciare tra gli utenti quello che per noi sarà il tema dei prossimi 12 mesi: come trovare l’equilibrio economico sul web. Finora buona parte degli stipendi di chi lavorava quasi esclusivamente sull’online, gli ingenti costi economici legati alla manutenzione del sito e allo sviluppo della tv, sono stati coperti dagli introiti della carta: dagli abbonamenti e dalle vendite in edicola.

Questo però in prospettiva rischia di non bastare. Non per niente, come molti di voi avranno letto, le due corazzate italiane di internet, Repubblica e il Corriere della Sera, nel 2013 introdurranno forme di web a pagamento. Probabilmente un paywall sul modello del New York Times.

Qui al ilfattoquotidiano.it non abbiamo intenzione di seguire questa strada. Pensiamo (e speriamo) che i ricavi pubblicitari possano crescere molto il prossimo anno, avvicinandosi a quei due milioni e mezzo di euro che sono il costo complessivo del sito. Ma nei prossimi 12 mesi vorremmo tentare di fare un ulteriore passo avanti. Come sa chi, per esempio, si lamenta (spesso giustamente) per la moderazione dei commenti, sono necessari investimenti per migliorare. Detto in altre parole servono soldi per implementare la tecnologia e il personale. Se poi, come è nei nostri progetti, ci dedicheremo maggiormente agli esteri, all’economia e alla cultura, ecco che l’esigenza di nuovi finanziamenti diventa davvero inderogabile.

Per questo è giusto chiudere questa lettera di fine d’anno con una richiesta ai navigatori. Scriveteci la vostra opinione sull’idea a cui stiamo ragionando: lasciare tutto il sito a consultazione libera e creare una sezione di contenuti premium a cui si possa accedere tramite un abbonamento.

Ha un senso il progetto di fornire a pagamento la consultazione di tutto l’archivio del cartaceo, di dare la possibilità agli abbonati di partecipare alla scelta degli argomenti a cui dedicare video inchieste, e far assistere inviando suggerimenti (via web e a rotazione) gli abbonati alle nostre riunioni di redazione? Quali altri contenuti premium dovrebbero secondo voi essere riservati agli abbonati sostenitori? E a quanto dovrebbe ammontare l’abbonamento mensile? Quattro euro sono pochi o sono tanti?

Ecco, per evitare di lastricare con i nostri progetti la strada dell’inferno, vorremmo capire cosa secondo voi è giusto fare. Pensateci su se volete. E scriveteci se ne avete il tempo.

Grazie davvero a tutti. Buon Anno.


Blog – La classifica dei post più letti del 2012

 

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