Doveva essere una delle più singolari attrazioni turistiche della regione ed invece è diventato l’emblema dello spreco pubblico valdostano. Dopo vent’anni di lavori e 30 milioni di euro di spesa, il famoso “trenino dei minatori” in servizio tra i comuni di Pila e Cogne si è trasformato in poco più di un triste e costoso ricordo. La Giunta regionale lo ha definitivamente dichiarato “inservibile, ai fini di un sistema di trasporto pubblico”, decidendo la riconversione delle stazioni, la vendita di locomotori e vagoni e, dove sarà conveniente, addirittura lo smantellamento di quanto costruito. Un autentico fallimento.

È dal 1985 che la Regione autonoma vagheggia di trasformare in un’opportunità per i turisti la tratta un tempo utilizzata per trasportare il ferro delle miniere da Cogne a fondo valle. Fino al 2007, quando ne sembrava ormai prossima l’inaugurazione. A quel punto sono trapelate le prime notizie sui problemi della tranvia. Errori di progettazione ed esecuzione: si è scoperto ad esempio che il rivestimento delle gallerie cedeva a causa delle infiltrazioni d’acqua e che i locomotori scelti non avevano la necessaria autonomia. Morale della favola, cinque anni dopo la Regione guidata dal partito Union Valdôtaine, lo stesso che poco tempo prima prospettava il successo dell’iniziativa, deciderà di celebrarne invece i funerali. Addio al sogno di centinaia di passeggeri felicemente trasportati su e giù per i dodici chilometri di binari e storiche gallerie. Addio ai tre locomotori verdi e alle 10 carrozze “Firema R27” che probabilmente nessuno ricomprerà mai. Ma soprattutto addio ai milioni di euro stanziati per il progetto, di fatto a fondo perduto.

Nessun addio invece all’idea di collegare i due comuni, attualmente connessi attraverso una strada di 40 chilometri. Dall’aprile 2011 si è affacciata l’ipotesi di costruire al posto del trenino una funivia e lo scorso dicembre la giunta ha incaricato la Finaosta Spa di studiarne la fattibilità. Si è anche deciso di trasformare in strada un tratto del percorso ferroviario e di realizzare una pista ciclabile tra Cogne ed Epinel. Altri soldi insomma e una tempestività nella conversione del progetto, dopo i milioni già spesi, che hanno generato perplessità e proteste tra gli oppositori della maggioranza di giunta. Tra questi anche Legambiente e un comitato spontaneo di cittadini che chiedevano di mantenere utilizzabile il collegamento almeno per le eventuali emergenze. Intanto della vicenda si sta occupando anche la Corte dei Conti che ha messo sotto accusa l’ingegnere Alberto Devoti, progettista e direttore dei lavori della struttura, chiedendogli un maxi risarcimento da 15 milioni di euro. Il procedimento è sospeso da due anni, in attesa dei risultati della perizia tecnica chiesta dai legali di Devoti, che rischia di diventare il capro espiatorio dell’intera vicenda. Il processo riprenderà nei prossimi mesi.

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