L’esigenza di scrivere questo post nasce da una domanda che mi sono posto e mi ha fatto vergognare: “ma due omosessuali che si baciano in pubblico possono rischiare di essere accusati di qualche reato, ad esempio di compiere atti osceni?”

La risposta, al netto di imponderabili ordinanze comunali, è no. Baciarsi in pubblico è legittimo, per tutti. Il come lo si fa, l’eleganza dei gesti, la discrezione degli affetti è una questione che appartiene al bon ton, non alla procedura penale.

E allora perché non accade? Non accade perché la pressione culturale a non farlo è ancora troppo forte. Bastano pochi dati per dimostrarlo. Solo un parlamentare su 945 (0.1%) dichiara di essere omosessuale. Temo che la percentuale non sia molto diversa tra gli amministratori pubblici. Tra i calciatori la situazione è ancora peggiore. Totò Di Natale, attaccante della Nazionale, dice che è meglio nascondere l’omosessualità nel calcio aggiungendo ‘come reagirebbero i tifosi?’ : oltre a offendere una buona parte degli appassionati del pallone (non omofoba), lascia emergere l’idea un’Italia che è quasi orgogliosa di essere arretrata sui diritti civili.Il dato più significativo in questo senso proviene da una ricerca della fondazione Rodolfo De Benedetti: gli omosessuali hanno il 30% in meno di possibilità di essere assunti rispetto a un eterosessuale di uguale status sociale.

Il pregiudizio è durissimo a morire. Ancora oggi molti italiani (e certamente sarà capitato anche a me) usano l’appellativo ‘ricchione’ , per prendere in giro un amico. Qualcuno dirà che questa non è omofobia, e in tanti casi sarà certamente così, ma finché non sentirò l’appellativo ‘eterosessuale’ (o sinonimi) usato con le stesse finalità scherzose sarò convinto che c’è ancora qualcosa che non va.

Come si combattono le discriminazioni? Anche ribellandosi, quando è necessario. Rosa Parks, attivista per i diritti dei lavoratori e contro le discriminazioni razziali, il primo dicembre 1955 decise di sedersi su un posto in autobus di Montgomery, Alabama ‘riservato ai bianchi’. Era proibito, due poliziotti le chiesero di alzarsi, lei si rifiutò e fu arrestata.

A questo gesto si deve l’inizio della fine delle discriminazioni razziali negli Stati Uniti: una partita non ancora del tutto chiusa, ma che ha segnato moltissimi punti a favore. Il giorno dopo l’arresto di Rosa Parks, per decisione di un gruppo di leader afroamericani guidato da Martin Luther King, iniziò il boicottaggio dei mezzi pubblici di Montgomery. La campagna durò oltre un anno e si concluse con la sentenza della Corte Suprema americana che stabilì all’unanimità che i posti riservati ai bianchi rappresentavano una violazione della Costituzione.

Domani a Bologna c’è il Gay Pride. Si può discutere all’infinito sul senso dell’iniziativa, su ciò che accade ogni anno, persino sul nome. È un dibattito che non mi appassiona. Il Gay Pride ha però un merito incontestabile: rinforza i sentimenti e fa emergere i problemi di una comunità, di una grande comunità di italiani a cui sono negati i diritti più elementari, a partire da un bacio per strada fino alla possibilità di stare vicino alla persona che si ama anche nei momenti più difficili, per motivazioni assolutamente irrazionali e ingiustificabili.

Da eterosessuale che non sopporta ciò che gli omosessuali devono patire in Italia, faccio un appello. Baciatevi in pubblico, tenetevi la mano; fate quello che fanno gli eterosessuali, senza alcuna differenza. So che è difficile (e chiedo scusa se dovessi sembrarvi semplicistico), ma credo che sia giunto il momento per pretendere ciò che vi spetta. Il progresso raramente si muove su una linea retta. La via politica non ha funzionato e non sembra che le cose cambieranno a breve: la paura di perdere i voti dei “moderati” (come può un omofobo essere moderato per me è un mistero. Io userei la parola ‘reazionario’) è ancora troppo forte.

La giornata giusta può essere proprio il Gay Pride di domani, Ma domani a Bologna si penserà giustamente alle vittime del terremoto in Emilia-Romagna. Se non sarà domani decidete, decidiamo insieme una data per iniziare a smettere di avere paura. Fate come Rosa Parks, sfidate apertamente il pregiudizio, fatelo ogni giorno. A partire da subito. Alla fine vincerete e farete vincere tutti gli italiani, perché contribuirete a migliorare il Paese.

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