Forse tra qualche giorno sapremo chi sono i nuovi commissari dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Le nomine arrivano fuori tempo massimo. E le ragioni principali sono quattro a mio avviso: 

1. La riduzione da 9 a 5 dei commissari rende i commissari ‘più pesanti’, costringendo i partiti che li nominano a scelte più strategiche in vista delle possibili maggioranze interne;

2. La nomina avviene in tempi di governo tecnico e di rifiuto della ‘casta’, circostanza che da un lato porrebbe le basi per pensare ad un’Autorità meno imbrigliata nei conflitti di interesse, dall’altro rende meno digeribile l’impiego dell’Autorità come incarichi di ‘sotto-governo’ per politici pensionati;

3. Dopo oltre 14 anni dall’avvio dell’Autorità si sono moltiplicate le professionalità di varia estrazione che hanno un curriculum qualificato per poter svolgere egregiamente il mandato, senza dover necessariamente impiegare mesi per imparare strani acronimi;

4. La mobilitazione delle rete che in poche ore ha registrato un recordi di adesioni per Stefano Quintarellli,  che ha proposto candidature e autocandidature con tanto di cv inviati ai parlamentari, inviti alla trasparenza e campagne per una presenza femminile in Agcom, con un gruppo Facebook.

Da mesi circolano nomi e alcuni candidati (compresi quelli ‘nominati’ loro malgrado) sono intervenuti a vario titolo.

Per esempio, Stefano Quintarelli, “il candidato della rete”, da quanto leggiamo qui si è dimesso dal Gruppo 24 Ore e ha i dato mandato al suo commercialista a cedere la partecipazione detenuta in Mobile Solution Srl (Skebby), per prevenire ogni conflitto d’interesse.

Maurizio Dècina, che ha già ricevuto, da semplice candidato, una interrogazione parlamentare preventiva in merito a possibili conflitti di interesse, ha dichiarato che in caso di nomina cesserà la partita Iva e venderà le azioni che possiede nella società Ict Consulting Spa’

Vincenzo Zeno Zencovich si è rifiutato a rispondere a domande circa i possibili impegni da Commissario, sostenendo che se i Commissari si fanno campagna elettorale non sono più indipendenti.

In alcuni siti ci sono decine di nomi di candidati e autocandidati, molte sono donne. Ma parecchi hanno inserito il proprio cv anche solo per gioco. Per dimostrare che esistono davvero tante professionalità meritevoli di svolgere quel delicato compito.

Tanto fermento andrà sprecato, perdendo una importante occasione di cambiamento politico-istituzionale, se i partiti decideranno il nome del commissario con criteri basati più sulla vicinanza personale a questo o a quell’uomo politico. E’ ingenuo pensare che i partiti si astengano dal decidere, ma per non ridurre i parlamentari a meri esecutori, forse i partiti potrebbero fornire una rosa di nomi, una short-list, all’interno della quale i parlamentari possano poi scegliere, magari organizzando brevi audizioni.

Sarebbe una novità se ciascun partito fornisse una terna di nomi per ciascun commissario, rispettando la parità di genere e lasciando liberi parlamentari di scegliere.

Già. Lo sarebbe. Ma, in tempi bui, parlare d’alberi è quasi un delitto.

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