Nel Giappone degli anni ‘50 e ’60 che, a costo di sacrifici e stenti, si risollevava dalle distruzioni della Guerra e dall’umiliazione dell’occupazione militare, famiglie, contadini e piccoli imprenditori a corto di liquidi non ottenevano credito dalle banche per mancanza di garanzie (suona familiare?). Allora si rivolgevano a piccole finanziarie informali o individui disposti a concedere quello che oggi definiremmo microcredito. Alcuni di questi microfinanzieri riuscirono nel tempo a creare istituzioni che rivaleggiavano con le grandi banche.
Tanti anni fa lessi un’intervista ad uno di questi tycoon venuti dal niente (mi scuserete se il nome non affiora tra i ricordi) in cui gli veniva chiesto il segreto del successo. Nel peregrinare tra villaggi e sobborghi poveri (non avendo un ufficio andava di porta in porta), come individuava chi avrebbe ripagato il prestito? Con un’espressione che il giornalista trovò priva di compiacimento, il vecchio finanziere ribatté che chiedeva cortesemente di usare il bagno.
Se trovava il bagno (per quanto modesto) lindo ed in ordine, concedeva il prestito, altrimenti lo negava. Una famiglia che teneva alla pulizia dell’ambiente meno nobile e in vista, dimostrava un senso di dignità, responsabilità e soprattutto onore che le avrebbe imposto di mantenere gli impegni. Insomma piccole virtù e valori coltivati tra le pareti domestiche elevati ad indicatore di affidabilità creditizia.

Nel corso degli anni ogni qual volta mi trovavo a dover giudicare chi invocava supporti, mi è ritornata in mente quella goccia di saggezza. Anche oggi che mi capita di esaminare decine di richieste da tutto il mondo mi domando come, metaforicamente, verificare lo stato della toilette. Anche nell’augusto consesso che siede a Palazzo Chigi e in quello che si riunisce nel palazzo attiguo dovrebbero porsi questo problema di igiene. Infatti esaurito il deodorante e l’insetticida spruzzati copiosamente dalla Bce, i risparmiatori ed i creditori si domanderanno quanto sono lustri i bagni dei palazzi romani, delle banche milanesi, delle segreterie dei partiti, delle imprese del Nord Est, delle giunte regionali, dei tribunali e via detergendo fino all’ultimo consiglio comunale.

Molti nel Parlamento credevano che passata la festa e gabbato lo mercato, si potesse tornare a spartirsi la Rai e le imprese pubbliche, godersi i soldi dei rimborsi, lisciare il pelo alle clientele e introdurre bavagli e nuove impunità. Invece il convitato di pietra che non partecipa ai banchetti concertativi ha messo fine alle danze. Gli spread dopo qualche giorno di tregua risaliranno e questa volta non scenderanno tanto facilmente. Almeno finché non si giudicherà che il sistema paese ha svoltato ed è in grado di crescere senza ciance di Eurobond e senza piagnistei.

Il rialzo dello spread che rinfocola i timori di insolvenza è legato proprio all’inaffidabilità sui nodi che un Primo Ministro privo (per quanto se ne sa) di basi clientelari doveva affrontare di petto cominciando dai costi della politica e dai mille rivoli di sprechi a livello centrale e locale. Se Monti crede di pulire la tazza del water previo via libera congiunto nei vertici con ABC e gli inchini (stile Costa Crociere) ai loro referenti, è meglio che si goda il Laticlavio a vita e torni agli onori accademici, dispensando sobri consigli sul Corriere (come del resto ha ripreso a fare Tremonti).

Se invece se la sente di afferrare stracci e spugne abrasive, senza accusare chi rema contro (in una, speriamo momentanea, riedizione del delirio berlusconiano), si sbarazzi di metà dei suoi ministri (che non solo non sanno cosa sia un detergente ma sono parte delle incrostazioni), rimandi alle loro sinecure i sottosegretari figli di papà o reggicoda dei cacicchi, e non perda tempo sui documenti “europei” con Cameron e altre anime in pena alla ricerca di riflettori mediatici. Al momento i miasmi rendono arduo stabilire se siamo in presenza di virulenti focolai di infezione oppure di avanzato stato di decomposizione. Le assicurazioni sul deficit primario (reminiscenti di analoghe boutade tremontiane), lo stile autocongratulatorio e le passerelle internazionali non tirano a lucido piastrelle e sanitari.

Esiste un blocco sociale su cui il Monti “tecnico” può costruire il suo perno politico per esercitare la leva di governo. E’ la congiunzione (per usare categorie semplificatorie care ai media) di destra legalitaria, imprese esposte alla concorrenza e sinistra pulita. Lasci perdere ABC che sono dei cadaveri politici ambulanti: se ce la farà, i partiti attuali deflagreranno, altrimenti l’Italia si avvierà al default e i succitati finiranno come Papadopulos (o Craxi). Non è un caso che Berlusconi si sia eclissato. Riapparirà modulando la sua propaganda a seconda dell’esito, forte di uno strapotere televisivo tuttora intatto.

B.COME BASTA!

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