Da sempre i pronto soccorso sono posizionati al piano terra per ovvi motivi di accesso veloce.

Ma quello che sta succedendo in alcuni ospedali italiani e, recentemente al San Camillo di Roma, ha dell’inverosimile.

Per non lasciare a terra la sua bambina che stava male, papà Roberto ha dovuto smontare il sedile della sua multipla in attesa che venisse visitata.

Le politiche sanitarie di contenimento della spesa pubblica portano ad avere a disposizione minori capitali da investire in acquisti di accessori indispensabili e alla chiusura di strutture ospedaliere satelliti.

Questo, associato alla carenza di personale sanitario, sia medico che infermieristico, rende drammaticamente evidente il disagio del paziente che è costretto ad attendere ore prima di essere visitato. Il pronto soccorso è spesso la porta di ingresso della struttura, il biglietto da visita, e dovrebbe essere al centro dell’attenzione per il compito specifico d’urgenza.

Inoltre l’ingresso di grossi capitali privati, nelle strutture convenzionate, hanno creato concorrenza con le strutture pubbliche ma prevalentemente nelle prestazioni di bassa degenza, con assenza di controlli delle prestazioni. Spesso i pronto soccorso di tali strutture sono di immagine ma di basso utilizzo. Spesso non c’è obbligo di presenza del personale ma solo di reperibilità, e i pazienti si recano ai pronto soccorso che sono sul territorio da vecchia data.

Qualche spunto per una nuova sanità:

  • Riorganizzazione della medicina di base, oggi relegata a compiti più amministrativi che sanitari, con presidi sanitari di primo accesso multidisciplinari.
  • Postazioni di pronto soccorso in tutte le strutture pubbliche e private accreditate collegate fra loro con sistemi computerizzati che smistino in automatico il paziente a quello che prima può accoglierlo, fermo restando i codici di urgenza.
  • Presenza obbligatoria di un medico per ogni specialità e reperibilità per medici di alta specializzazione.
  • Risparmio sanitario effettivo con controlli specifici e severi su prestazioni inutili, su farmaci e su esami strumentali in modo da allocare le risorse dove più occorrono.

Non si risolveranno mai i problemi se si continua a spostarli. Assumere più personale al San Camillo può essere, in caso d’urgenza, utile ma più utile è cercare le perdite del barile per poterle tappare ed utilizzare i capitali per il loro compito specifico.

Guarire è spesso difficile ma curare resta la base di partenza.

Articolo Precedente

Borghezio copia Wilders: sito anti-immigrati
“Come chi denuncia gli evasori fiscali, uguale”

next
Articolo Successivo

Sanremo, blitz della Guardia di finanza
Controlli nei locali del centro

next