Vogliono prenderci per sfinimento. Vogliono che noi ci schifiamo a tal punto di tutto ciò che riguarda la gestione della cosa pubblica tanto da disinteressarcene totalmente. Per poi rinchiuderci nel nostro privato, e lasciarli fare i loro porci comodi. Ma a rimetterci saremmo comunque noi, e dobbiamo reagire, ora, prima che sia troppo tardi.

Questa della battaglia contro la “legge bavaglio” non è una macchinazione propagandistica per permettere a quattro vetero comunisti di urlare contro la censura. Tutt’altro. Qui si tratta della possibilità di avere le informazioni sui nostri politici, e quindi di controllarli (e decidere se mandarli a casa) e avere una magistratura che può liberarci da quelli corrotti. La “legge bavaglio” vieterebbe tutto questo, con metodi che ricordano regimi dittatoriali (vedi il carcere per i giornalisti).

E allora perché in piazza siamo sempre in quattro gatti? Perché non succede come a Madrid, Wall street o Tel Aviv, dove i cittadini, quando hanno deciso che non ne possono più, occupano le strade e dormono in tenda, e se ne vanno soltanto se portati via a forza dalla polizia? Cosa distanzia Roma da tutte queste altre città?

Perché sono riusciti nel loro intento. Perché ci hanno schifato a tal punto che ci hanno fatto superare il livello d’indignazione concesso a un uomo che ha anche da lavorare e da mandare avanti una famiglia, e che non può permettersi ogni giorno di gridare allo scandalo per l’ultima malefatta del politico di turno. Invece è proprio da lì che dobbiamo ripartire. Dobbiamo ritrovare la forza di gridare con forza il nostro “no”, e farlo sentire fin dentro il palazzo dei potenti. Perché se il palazzo oscilla, i potenti a un certo punto se ne devono scappare, e magari noi potremo ricominciare anche a vivere le nostre vite, con più serenità.

E allora cominciamo dalle piccole cose: una firma per dire no al bavaglio, insieme ad altri 470 mila italiani che lo hanno già fatto. Perché se ci guardiamo intorno siamo più di quanto non pensiamo. E se tutti noi facciamo un piccolo sforzo possiamo riempire quelle piazze, e far oscillare il palazzo, liberandolo così da una classe politica che ci ha sfinito, ma non ci ha buttato a terra.

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