Qualche giorno fa gli archivisti del New Zealand Film Archive e del National Film Preservation Foundation hanno annunciato il ritrovamento di un Hitchcock perduto il cui titolo è ben noto agli amanti dell’autore inglese. Si tratta, infatti, delle prime tre bobine, metà dell’intera pellicola, di The White Shadow, diretto da Graham Cutts nel 1923, cui Sir Alfred collaborò in qualità di sceneggiatore, assistente alla regia, montatore e scenografo. Insieme a Woman to Woman – che il maestro nella sue chiacchierate con Truffaut giudicava il più riuscito del gruppo e sul cui set conobbe la futura moglie Alma Reville –, The Passionate Adventure, The Blackguard e The Prude’s Fall, tutti diretti da Cutts, il film rinvenuto in Nuova Zelanda attesta i primi passi del genio nel mondo del cinema e precede l’esordio registico di The Pleasure Garden (1925), fornendo l’opportunità di studiare gli inizi e le originarie ricorrenze di un sensibilità visuale che di lì a poco avrebbe attraversato il cinema come un incendio.

Quasi a ridosso dell’anniversario della nascita del grande cineasta, il prossimo 13 agosto, la scoperta è stata portata a termine grazie a nuove sovvenzioni messe a disposizione della Andrew W. Mellon Foudation che hanno reso possibile la continuazione dei lavori di catalogazione di una collezione di film in nitrocellulosa donati agli archivi della Nuova Zelanda dagli eredi del proiezionista e collezionista Jack Murtagh. Che il fondo fosse ricco di sorprese era noto da un po’, almeno da quando gli studiosi, lo scorso anno, restituirono al buio della sala l’altrettanto perduto e agognato Upstream (1927) di John Ford, poi presentato anche in Italia alle benemerite Giornate del Cinema Muto di Pordenone che, si legge in più siti, in ottobre potrebbero ospitare anche il “nuovo” Hitchcock.

L’esperta Leslie Lewis, definita dal Los Angeles Times lo Sherlock Holmes del National Film Preservation Foundation, in un primo momento si trova tra le mani alcune bobine titolate Twin Sisters, che dopo ricerche e comparazioni identifica come il perduto The White Shadow. La storia del film, un “melodramma dall’atmosfera selvaggia”, si costruisce intorno alle figure di due sorelle, l’una angelica e l’altra senza anima, interpretate dalla stessa attrice, Betty Compson. Sembra proprio che il ventiquattrenne Hitchcock, autore del soggetto e della sceneggiatura, avesse già le idee molto chiare su quel tema del doppio poi ricorrente nella sua opera e magnificato nel capolavoro La donna che visse due volte (1958) e nel rivoluzionario Psyco (1960). Punti di partenza  imprescindibili per la decifrazione di molto cinema posteriore, a partire dall’allievo Brian De Palma che da Le due sorelle (1973) a Complesso di colpa (1975) fino a Femme Fatale (2002) ragionerà sull’inarrivabile modello, servendosene – parole sue – “come fosse una grammatica”.

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