Qualcosa si muove dentro Stellantis. Se saranno chiacchiere o ci sarà qualcosa di concreto, lo si capirà a breve. L’appuntamento è per lunedì 27 alle 17, quando l’ad di Stellantis Carlos Tavares incontrerà i sindacati a Torino. L’azienda ha inviato la convocazione a tutte le sigle dei metalmeccanici chiarendo che al tavolo si parlerà delle “prospettive future” e arriva a quaranta giorni dallo sciopero del comparto auto nel capoluogo piemontese per chiedere il rilancio di Mirafiori e alla vigilia del confronto al ministero delle Imprese sugli stabilimenti di Pomigliano d’Arco e Cassino. Quali saranno le prospettive future che l’azienda intende illustrare ai sindacati? Il barometro spinge verso il negativo, almeno a giudicare le mosse dell’azienda da aprile in poi.

Nel giro di qualche settimana, lo stabilimento torinese si è sostanzialmente svuotato in un climax di annunci di nuova cassa integrazione, contratto di solidarietà e fermo della produzione fino a giugno. Il tutto mentre Tavares ha ricevuto un maxi-aumento del proprio compenso e l’azienda ha aperto le porte alla vendita delle vetture del proprio partner cinese Leapmotor attraverso la sua rete vendita, mentre minaccia il governo di chiudere stabilimenti se arrivasse un secondo produttore in Italia. Un clima surriscaldato dalle risposte simboliche dell’esecutivo, tra gli strepiti per l’Alfa Romeo Milano prodotta in Polonia e la bandiera tricolore su Topolino e 600, anche loro assemblate all’estero.

Insomma, a quasi un anno dall’annuncio del tavolo automotive che nelle intenzioni del ministro delle Imprese Adolfo Urso avrebbe dovuto garantire la produzione di un milione di vetture in Italia, il quadro è peggiorato. Tanto che a inizio maggio il coordinamento nazionale di Uilm dentro Stellantis aveva ‘chiamato’ lo sciopero nazionale nel caso in cui Stellantis e il governo non facciano “completa chiarezza sui programmi produttivi per il nostro Paese, indicando investimenti e tempistiche”. Ora Tavares fa una prima mossa, ma non è detto che vada in questo senso.

È possibile che al tavolo torni l’ipotesi di trasferire la produzione della 500 ibrida a Mirafiori, già ventilata e mai concretizzatasi. In un’intervista ad Autonews, il ceo di Fiat Olivier Francois ha sostenuto, smentendo quanto aveva detto appena poche settimane fa, che si sta “lavorando per costruire una nuova 500 ibrida a Torino insieme alla variante 100% elettrica, ma occorre fare un investimento importante perché la piattaforma dell’elettrica 500 richiede modifiche importanti per ospitare un motore a benzina”. Nulla comunque che possa avvenire prima del 2026, mentre la produzione dell’attuale versione è arrivata al capolinea nel sito polacco di Tychy. Anche qualora l’ipotesi venisse ufficializzata difficilmente sarà sufficiente a soddisfare i sindacati, sia per i volumi occupazionali capaci di generare che per le tempistiche dilatate.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Le precettazioni ledono il diritto allo sciopero: la strategia è svuotarlo dall’interno

next