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I millenials adottano pietre contro la solitudine: “Ogni tanto la prelevano dal suo letto e l’accarezzano”. Ecco cos’è il fenomeno “pet rocks”

La psicologa e psichiatra Deborah Colson ha spiegato come questo fenomeno sia molto in voga nell'ultima generazione

di Giuliana Lomazzi
I millenials adottano pietre contro la solitudine: “Ogni tanto la prelevano dal suo letto e l’accarezzano”. Ecco cos’è il fenomeno “pet rocks”

PET ROCKS: UNA PIETRA CONTRO LA SOLITUDINE – Ormai da qualche mese, impazza tra i Millennials sudcoreani il trend delle pet rocks: ciottoli dipinti con simpatiche faccine, usati contro la solitudine e il burnout lavorativo. Un fenomeno preoccupante, tanto che lo ha trattato perfino l’austero Wall Street Journal. “Come parlare con il cane”, dice un giovane; con il vantaggio che non sporca e costa molto meno: sui 6 $. Ma la pietra da compagnia ha comunque delle necessità: va accudita e nutrita, come si vede sui tanti video di TikTok, in particolare di sudcoreani della gen Y. Che si mostrano mentre aprono la scatola con la magica pietra, decorano la pet rock o se ne prendono cura. Nemmeno le star sfuggono: è il caso del cantante sudcoreano Jeonghan dei Seventeen, altro Millennial, che ha “adottato” Doljjong. Da quando i fan sanno della sua esistenza, vogliono sempre averne notizie. E lui mostra il lavaggio della pietra in acqua calda e l’accogliente scatola dove la tiene: foderata di paglia (per il comfort e il calore) e decorata di fiori.

UNA PIETRA PER AMICA Da dono scherzoso negli anni ‘70 a supporto per la propria solitudine. È questa la parabola delle pet rocks, nate dalla fantasia di Gary Ross Dahl, che ci diventò milionario. Le pietre, in origine ciottoli lisci, vengono sistemate su un nido di paglia e confezionate in scatole di cartone bucherellate per “respirare”, come degli esseri viventi. Sono accompagnate da uno scherzoso libretto di istruzioni, che suggerisce di addestrare la pietra al più presto. Dunque pet rocks per fare ironia, più che per ritrovare la serenità, come sta avvenendo in Corea del Sud, ma un po’ anche in Giappone e altrove. “Questo nuovo utilizzo di un oggetto nato per scherzo decenni fa ricorda un po’ quello che si faceva con il tamagochi alla fine del secolo scorso”, ricorda la dott. Deborah Colson, psicologa e psicoterapeuta dello Studio associato A.R.P. di Milano. “Allora furono venduti oltre 80 milioni di apparecchi, presentati come ‘simulatori di cura e relazioni’”. Se non altro, il tamagochi era elettronico e pareva reagire agli stimoli, mentre la pietra chiaramente no. Che ci fanno allora i giovani?

FRAGILITÀ – Secondo le testimonianze raccolte dal WSJ, le pet rocks aiutano la Generazione Y a sopportare meglio i problemi quotidiani. È il caso di una trentatreenne, Koo Ah-Young, che si era trasferita a Seul per lavoro e nella città non aveva conoscenti. Non volendo investire parenti e amici con i propri problemi, ha scelto la pietra da compagnia, sembrandole un’eccessiva responsabilità adottare un cane o un gatto. Anche la sua, proprio come tutte le altre, ha un nome proprio, “Bang-bang-i,” (saltare di gioia); la proprietaria le parla e la porta con sé. E un’altra trentenne, Lee So-Hee, impiegata a Seul, soffriva di solitudine finché qualcuno non le regalò una pet rock. “È un nuovo modo che hanno trovato i post-adolescenti per avere una relazione di cura con qualcosa. Come dire: ‘Se mi sento solo mi occupo del tuo benessere e ti penso mentre faccio la mia vita’”, sottolinea la psicologa. Ma come spiegare il fenomeno? La tradizione di raccogliere pietre è ben radicata nella cultura di alcuni paesi asiatici (tra cui appunto la Corea, dove viene chiamata suseok), ma di certo non basta a fornire una spiegazione. La motivazione va ricercata piuttosto “in una solitudine assordante”, come si esprime la dott. Colson.

ISOLAMENTO E COVID – Un report reso noto nel 2023 dal ministero della famiglia coreano, e ripreso dalla CNN, stima che il 3,1% dei coreani tra 19 e 39 anni siano solitari. Nel paese è alto anche il numero delle famiglie costituite di una sola persona, che sono la maggioranza secondo dati riportati nel 2021 da The Korea Bizwire. A peggiorare la situazione ci si è messo anche il Covid. “Prima i due lockdown e poi la riapertura, ma con la paura del contatto: per le generazioni più giovani è stato un trauma. La pandemia ha ufficializzato la necessità dell’isolamento, i social hanno contribuito a formare rapporti virtuali e i ragazzi si sono rinchiusi in grandi bolle dove ognuno si sente letteralmente prigioniero e non sa come uscirne. In questo senso, le pet rocks sono un segno di isolamento compulsivo”, osserva la psicologa. Non a caso, dopo la fine della pandemia le pietre sono esplose. “Vendiamo circa 300 pet stones al mese. I nostri clienti sono soprattutto donne ventenni e trentenni”, ha detto un rivenditore on line a The Straits Time. Il giornale ha riportato anche il caso della ventinovenne Lim, che ha comprato per la prima volta una pietra proprio durante la pandemia, per avere qualcuno accanto durante il lavoro da remoto. “Mi faceva un po’ di compagnia. Ogni tanto la prelevavo dal suo letto e l’accarezzavo”. A solitudine e isolamento, in Corea del Sud si aggiunge pure il superlavoro.

DIFFUSO BURNOUT – Per la società sudcoreana il successo professionale è prioritario – molto più che per la nostra – e il superlavoro è la norma. La settimana lavorativa è di 52 ore, e un tentativo governativo di portarla a 69, nel 2023, è fallito. Secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), nel 2022 la Corea del Sud era il 5° paese al mondo per la quantità eccessiva di lavoro e il primo in Asia. In condizioni simili, il burnout è praticamente inevitabile. Ed ecco spuntare la pet rock. “Un po’ come quei bimbi con genitori assenti che si cullano e abbracciano da soli”, conclude la dott. Colson.

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