Se mi rifaccio al 25 aprile in chiave celebrativa, sicuramente penso al nostro paese che si è liberato dal regime fascista – omicida, liberticida, razzista e guerrafondaio – grazie alla Resistenza e all’intervento fondamentale degli Stati Uniti.

Se invece intendo trarne un insegnamento per il tempo presente – forse la risposta più pregnante alla domanda “perché studiare la Storia?” – allora penso a un altro tipo di liberazione: quella dal cortocircuito cognitivo e spettacolare per cui la galassia progressista si attiva calorosamente su battaglie di metodo contro nemici inesistenti (il fascismo), guidata da intellettuali disorganici al popolo che fanno a gara a chi la spara più grossa a beneficio proprio (ospitate televisive, candidature, visibilità), tutto ciò mentre nessuno si preoccupa di elaborare un programma alternativo e credibile contro la macelleria sociale e la mediocrità delle classi dirigenti imposte dal neoliberismo selvaggio con il benestare tanto della destra quanto della sinistra.

Tale cortocircuito è perfettamente esemplificato dalle vicende che hanno riguardato in questi giorni tre intellettuali della galassia progressista: Christian Raimo, Luciano Canfora e Antonio Scurati.

Raimo ha sapientemente acceso su di sé le luci della ribalta dichiarando, irresponsabilmente prima ancora che stupidamente, che i neonazisti andrebbero picchiati, proponendolo anche come insegnamento scolastico. Canfora ha definito la presidente del Consiglio – per inciso: democraticamente eletta dal popolo italiano – una “mentecatta pericolosissima, incapace e neonazista nell’animo” e infine Scurati aveva preparato un monologo (maldestramente censurato da improvvidi e zelanti dirigenti Rai, non certo dal regime che uccise Matteotti e incarcerò Gramsci). Di Raimo ho già scritto nel post precedente a questo e prendo atto che, nel frattempo, è stato candidato alle Europee dalla lista che unisce Sinistra e Verdi. I neonazisti europei hanno le ore contate…

Sul secondo, storico e studioso di valore eccelso, dico solo questo: avrebbe usato quegli aggettivi denigranti e altezzosi se si fosse rivolto a un presidente del Consiglio uomo? Dov’è finito il “sessismo”, chiedo a tutti (e tutte) coloro che lo hanno difeso a spada tratta? Ma soprattutto: al di là della incrementata visibilità personale per essere stato querelato dal capo di governo (ne aveva bisogno? Mah…), posso dire che è altamente diseducativo per un ex docente parlare a un pubblico di liceali insegnando loro che ci si può rivolgere con quegli aggettivi verso la più alta carica governativa del paese, democraticamente eletta dal popolo. E infine, al netto della comprovata inutilità della narrazione antifascista (la sinistra ha perso tutte le ultime elezioni, battendo su questo argomento evidentemente ritenuto aleatorio dal popolo italiano), quale valore aggiunto hanno portato le parole di Canfora alla causa della conoscenza, della verità storica, o anche solo della critica efficace a un governo il cui problema non è il presunto nazifascismo dei tempi che furono conservato nell’anima, bensì l’appoggio fattivo all’attuale fascismo finanziario e alla sua sistematica distruzione dei diritti e delle tutele dei lavoratori, oltre che delle categorie sociali più umili e svantaggiate?

Se è vero che “la Storia si studia e non si querela”, secondo le parole enfatiche dello stesso Canfora, è ancora più vero che Canfora non è la Storia ed essa ci ha insegnato che quando ha predominato il potere finanziario, con la sinistra a svolgere un ruolo evanescente e gli intellettuali a “tradire” la causa popolare, sono avvenuti degli esiti che non vorrei più rivedere.

Infine Scurati: certamente la censura dei dirigenti Rai è stata grave, maldestra e zelante, ma il monologo dello scrittore era un attacco esplicito all’attuale governo, più che un’operazione storico-culturale. Ma, e questo per me è il grande limite, un attacco ancora una volta rivolto alle presunte radici ideologiche, alla nostalgia per il Ventennio di cui il governo Meloni darebbe prova più o meno larvata. Nessuna parola sulla genuflessione del governo al neoliberismo finanziario, sulle misure distruttive per la sanità e per la tutela delle categorie sociali più deboli, sul merito umiliato grazie al conferimento di ministeri, incarichi e prebende a personalità indegne, ignoranti, impreparate e incuranti di fare gaffe e pronunciare castronerie che spaziano dalla geografia alla storia.

Ecco, se nel 2024 non capiamo che la vera Liberazione è quella da tutto questo corto circuito politico-culturale, oltre che mediatico, per cui si vorrebbe portare il popolo ad azzuffarsi su questioni astratte e anacronistiche proprio nel momento in cui il potere finanziario è libero di fottergli il tempo, l’anima, i diritti e la libertà, allora vorrà dire che non avremo tratto alcuna lezione sul perché, esattamente un secolo fa, compariva il fascismo. La Storia si studia e non si querela, è vero. Ma poi la si ragiona ed elabora per comprendere il tempo presente. Altrimenti finisce che si ripete…

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