“Una volta calato il buio, la montagna si sarebbe accesa come un presepe. Tante luci a indicare che quel versante era abitato. La favela di Vidigal reclamava così il suo posto nel panorama. Durante il giorno la sua presenza non si notava, finita nel dimenticatoio la sua esistenza. Scomparso il sole, veniva allo scoperto, instillando domande e angosce. Che differenza essere seduta da questo lato, pensò Flor. Quella città aveva il potere di nascondere e allo stesso tempo svelare ingiustizie disumane e contraddizioni atroci.”

Flor, di Elena Bassani (Dialoghi), è un ottimo, originale esordio letterario che immerge il lettore nelle maglie tentacolari di Rio de Janeiro e dipana le sfaccettature psicologiche di una protagonista riuscita e credibile.

Flor si trasferisce nella residenza artistica Casa Azul per dedicarsi all’autoritratto. È arrivata a Rio da sei mesi, dipendente di un’agenzia viaggi a Copacabana, e ha deciso, suggestionata dagli stimoli che la metropoli le dà, di riprendere in mano colori e pennelli per ritrarre situazioni e sconosciuti. A Casa Azul, Flor si presta a sessioni fotografiche che la fanno confrontare con l’immagine di sé e del proprio corpo. In questo viaggio intimo e artistico, la ragazza si immergerà in una Rio de Janeiro caotica e avvolgente, capace di offrirle incontri inaspettati, alla mercé del destino e intensamente calamitanti. Nella magia delle relazioni, dei colori e dei paesaggi, Flor affronta paure e diversità con determinazione e con coraggiosa libertà morale.

“Senza sapere come, si ritrovò sul letto centrale circondata da altre persone, ciascuna intenta a occuparsi di una parte di lei: chi la baciava, chi le toccava il seno, chi la leccava o le accarezzava il culo. Flor sentiva tutto. Accettava tutto. Le mani che si impossessavano del suo corpo in realtà glielo restituivano, perché attraverso il contatto quelle parti prendevano vita. I suoi capezzoli si inturgidivano e il suo sesso si bagnava, pronto a ricevere un altro sesso dentro di sé. Perse la cognizione del tempo e dello spazio e si abbandonò senza preoccuparsi di quante persone la stessero circondando e di cosa volessero da lei. Era in balia di tutti e di se stessa.”

Flor è un romanzo di emozioni contrastanti, dove emerge l’energia carioca del giorno per giorno e, al contempo, la voce dei demoni interiori della protagonista, che vive una personale sensazione di estraneità permanente nella disperata ricerca dell’essere se stessa.

“Si accorse dell’oscurità dell’oceano sotto di lei. Era consapevole che fosse molto profondo, ma non aveva idea di quanto misurasse. Si chiese cosa ci fosse sul fondo e rimase affascinata dal nero che ne impediva la vista. Più guardava e più si rendeva conto di essere terrorizzata. Dove portava tutto quel buio? Era saggio avventurarvisi? E quel messaggio – seppur nella sua innocenza – sembrava richiamarla da quella profondità. Flor si chiese dove l’avrebbero condotta questa volta e se sarebbe stata in grado di ritrovare la strada.”

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