La preghiera islamica programmata nell’aula magna del Politecnico di Torino, occupata dagli studenti pro Palestina, non si farà. L’iniziativa è stata cancellata per effetto della diffida della Questura di Torino all’imam Brahim Baya, organizzatore dell’appuntamento nell’ateneo. L’atto è stato consegnato a mano dai dirigenti della questura torinese a Baya. “Ci ho tenuto a ripetere, ed è per questo che non ho firmato la diffida, che io sono solo stato chiamato ad officiare una orazione, come può essere chiamato chiunque. Il problema è l’islamofobia di questo Paese” ha replicato Baya. La diffida era stata richiesta dal rettore del Politecnico Stefano Paolo Corgnati “in coordinamento” con la ministra dell’Università Anna Maria Bernini. “Il rettore e la ministra – si legge in una nota – ribadiscono con forza i principi di indipendenza e laicità delle istituzioni universitarie”. Tutto nasce dal precedente di ieri, quando Baya aveva già pronunciato un sermone a Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche. Iniziativa non gradita a molti docenti, che hanno parlato di inni al jihad. Il rettore Stefano Genua si è dissociato. Il momento, replicano i collettivi, è stato voluto degli studenti musulmani in accordo con le rappresentanze dei loro colleghi occupanti.

Baya oggi ha di nuovo spiegato che “la preghiera è stata una richiesta di alcuni studenti che stanno partecipando lì alla manifestazione, nel luogo in cui stanno occupando”. “La parola Jihad – ha aggiunto – è la parola che è stata più fraintesa in Occidente, intanto perché è maschile e non femminile, il Jihad significa lo sforzo ed è lo sforzo che compie ciascun musulmano per essere una persona migliore. È un concetto che non ha nulla a che fare con la guerra santa. Alcuni lo hanno storpiato, pseudo musulmani che lo hanno utilizzato per seminare violenza e morte, bestemmiando Dio. Sono state dette molte falsità sulla preghiera a Palazzo Nuovo. Io non sono un imam, ho solo officiato una preghiera e non ho mai attaccato Israele. Io difendo la dignità umana dei palestinesi che sono sottoposti a un massacro quotidiano e condanno ogni tipo di violenza sui civili”. Per Baya, al contrario, c’è una questione di islamofobia in Italia, “questo mio Paese dove ho passato tre quarti della mia vita. Mi ritengo italiano. Ma questo Paese purtroppo è intriso di islamofobia e il problema è l’Islam”. “Quando preghiamo nei garage, negli scantinati e nei capannoni – ha concluso – nessuno parla di noi, ma appena la nostra voce arriva attraverso un’università o qualcos’altro veniamo tacciati e attaccati. Laicità significa libertà religiosa per tutti“.

Dall’altra parte c’è però il punto centrato dalla presidente della Crui, la conferenza dei rettori, Giovanna Iannantuoni: “Le università – sottolinea – sono luoghi di confronto e di espressione del libero pensiero, ma sono luoghi laici” e dunque un’iniziativa come quella di Torino potrebbe essere “un precedente preoccupante“.

Un sermone, sia in arabo che in italiano, che si è trasformato in un invito “a lottare contro lo stato ebraico”. E’ un caso la preghiera organizzata venerdì scorso nei corridoi del Palazzo Nuovo di Torino, sede dell’ateneo ora occupato, che ha visto la presenza dell’imam Brahim Baya. Dura la posizione del rettore, espressa in una nota, dopo la diffusione del video pubblicato su Youtube con il titolo: ‘Cosa ci insegna la Palestina?’. Nel filmato del sermone si vede l’androne di Palazzo Nuovo trasformato in una moschea, con studenti seduti in preghiera su tappeti stesi a terra ad ascoltare le parole dell’imam. Stefano Geuna, rettore dell’Ateneo, ha condannato fermamente l’attività religiosa negli spazi universitari, ribadendo “il carattere di laicità dell’istituzione universitaria torinese”. Dopo la diffusione del video sui social è arrivato l’intervento della ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, che ha contattato telefonicamente il rettore. Geuna ha così precisato che “il fatto è avvenuto in una situazione di occupazione da parte degli studenti, i quali impediscono da giorni l’accesso a docenti e personale universitario”, considerando l’accaduto “sotto la piena responsabilità degli occupanti”. Entrambi hanno “condiviso un sentimento di piena condanna riguardo l’accaduto”. “Sembra che alcuni professori (chi? quanti?) abbiamo scritto alla ministra Bernini per lamentarsi della preghiera del venerdì celebrata dagli studenti musulmani che, insieme agli altri, occupano Palazzo Vecchio – ha scritto Brahim Baya su Facebook -. Non aggiungo altro”. A Roma, intanto, al termine dell’Assemblea dei rettori è stato ribadito l’impegno a “proseguire la collaborazione scientifica con le università straniere di ogni Paese”, osservando però che “il massacro di civili a Gaza ha superato ogni limite accettabile”. I rettori hanno preso atto della lettera, firmata da docenti e studenti, in cui si chiede “un immediato cessate il fuoco nella Striscia”. Alcuni collettivi studenteschi, esclusi dalla delegazione a cui la segreteria della Crui ha permesso di consegnare la lettera, si sono accampati a pochi passi da Piazza Rondanini, dove si stava svolgendo l’Assemblea, mostrando striscioni che incitavano al boicottaggio accademico. La polizia ha bloccato il passaggio, impedendo agli studenti di arrivare nella Piazza. (ANSA).

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