Non conosco personalmente Federico Leonardo Lucia, in arte Fedez, quindi mi guardo bene dall’esprimere giudizi sulla persona. Tuttavia mi sembra che il personaggio sintetizzi formidabilmente l’epoca assurda e sciagurata in cui ci troviamo a vivere. Quella che se fosse un libro intitolato “2024” farebbe sgranare gli occhi di incredulità perfino a George Orwell, come suggerito da quei geniacci di Gazzetta filosofica.

Ricordiamo tutti il noto rapper contrapposto a figure improponibili e reazionarie dell’attuale governo (penso a La Russa e Gasparri, ma è probabile che me ne sfuggano altre). In buona sostanza: da una parte esponenti politici spesso volgari e inclini a contestare con espressioni irrispettose alcune delle conquiste o delle lotte intraprese a favore dei diritti civili (omosessuali, trans, ma anche aborto, maternità surrogata etc.); dall’altra parte il noto rapper, sovente impegnato sull’affermazione del politicamente correttissimo, a benevola tutela di tutte quelle figure a vario titolo discriminate, dileggiate e in certi casi perfino oggetto di atti violenti.

Ci aveva messo ben poco Fedez, in queste condizioni, a diventare paladino di quella parte del mondo progressista sensibile verso la tutela delle figure più deboli e discriminate a livello civile, affermandosi a tutti gli effetti come un “influencer” che metteva disposizione la propria visibilità in favore della causa dei deboli e discriminati. Anche chi non amava la musica del rapper o le sue intemperanze tipiche del mondo artistico non poteva fare a meno di schierarsi con lui, di contro a personaggi politici reazionari e verbalmente violenti, oltre che mediamente impresentabili e dalla dubbia efficacia amministrativa nella difesa del bene comune.

Anche grazie a questo meccanismo sostanzialmente mediatico, Fedez (come anche la sua ex moglie Chiara Ferragni) aveva visto aumentare il numero di follower, fan e simpatizzanti, destinati ad accrescere ancor più la sua influenza artistica oltre che il suo portafogli, con tanto di inviti, interviste e ospitate da parte del mainstream spettacolare. Se non un santo, però un esempio per i tanti giovani che, oggi molto attenti al politicamente corretto, sembrerebbero averne un bisogno spasmodico nella penuria morale che avvolge la nostra epoca.

Un vero peccato, insomma, che le cronache di questi giorni – a proposito dello stesso Fedez e della sua ex moglie – sembrano consegnarci gli ennesimi casi di paladini del politicamente corretto che, piuttosto, si rivelano alfieri dell’eticamente corrotto. Personaggi che nella sfera privata danno prova di cinismo estremo, ignobile arte sfruttatoria, esclusivamente egoriferiti e, se le varie magistrature confermeranno i capi di imputazione, delinquenti e perfino picchiatori (che per giunta pensano di risolvere la questione pagando a suon di denari). Figure di oltremodo dubbia moralità che, però, continuano a essere intervistate e invitate dagli organi mediatici mainstream e nelle principali kermesse artistico-musicali (è recentissima la conferma della presenza di Fedez al Festival musicale di Radio Zeta Future Hits Live, dedicato nientemeno che alla generazione Zeta e al bisogno di esempi edificanti che la pervade, verrebbe da aggiungere).

Per carità, non rappresenta alcuna novità quella di artisti e persone di spettacolo che non possono essere innalzate a esempi di moralità per via dei comportamenti discutibili nella sfera privata, oltre che di un interesse esclusivamente riferito al proprio tornaconto, come è perfino fisiologico per chi campa nel mondo della finzione e dello spettacolare eretto a norma di vita. La vera novità semmai, purtroppo rivelativa di un tempo sciagurato e triste, è che questi personaggi vengano eretti a figure morali esemplari e da seguire in un sistema sociale in cui la politica e il mondo dello spettacolo nuotano in un mare di incompetenza, merito mortificato, deserto etico-culturale, incapacità di incidere sul reale in maniera edificante, genuflessione alle logiche egoistiche ed esclusivamente commerciali del vero potere tecno-finanziario.

Fedez è solo uno degli esempi più fulgidi di questo sistema in cui, nel vuoto culturale e politico, a chi si riconosce nei valori progressisti non dovrebbe restare che schierarsi con lui, se l’alternativa dev’essere una Destra becera e reazionaria (oltre che incapace). Il guaio è che si tratta di una falsa alternativa, perché entrambe le realtà si situano all’interno di un mondo unico: sempre più falso, ipocrita, culturalmente non pervenuto e votato all’esclusivo tornaconto individuale. Di fronte a un mondo in cui potere e (presunto) contropotere si rivelano due facce della stessa medaglia, peraltro di latta, impallidisce perfino George Orwell. E da 1984 a 2024 è solo un attimo.

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