Fino all’altro giorno ha difeso l’accordo siglato il 6 novembre con Giorgia Meloni che prevede lo sbarco di migranti salvati da navi italiane nel Mediterraneo in centri di accoglienza costruiti in Albania. Oggi Edi Rama cambia rotta. “Quella roba lì è solo italiana – ha detto il primo ministro di Tirana, socialista, in un’intervista a Repubblica -. L’Albania ha dato disponibilità e terreni, ma nulla di più“. Le strutture dovrebbero sorgere in una parte del porto di Shengjin e in una ex base militare abbandonata a Gjader, 80 km a nord della capitale. I lavori sono in forte ritardo, ma quello è il meno. “Amico mio – dice Rama in tono confidenziale al giornalista -, il centro comunque in qualche mese sarà pronto, quello è niente. Ma il problema sarà farlo funzionare. E sarà molto difficile per le procedure: come fai a far ruotare 3000 persone in 28 giorni con la burocrazia italiana e con le regole europee?”.

Stesso discorso per gli accordi stretti dall’Italia e dall’Ue con i paesi del Nord Africa – soldi per impedire le partenze dei barconi – e per il cosiddetto “Piano Mattei” di cui il governo Meloni parla da mesi: “Anche questo piano Mattei… come fai a portarlo avanti? Sì, puoi fare accordi, aprire centri in Tunisia o in Libia. Ma sai quanto soldi ci sono in ballo sul traffico dei migranti su quelle coste? Ed è tutto gestito molto in alto”.

Come sono lontane le dichiarazioni solo di qualche settimana fa. L’accordo con l’Italia sui migranti “non contraddice la posizione dell’Ue sull’immigrazione. Al contrario, quello che facciamo con l’Italia è quello che si suppone dovrebbe fare uno Stato membro”, diceva Rama a Bruxelles il 15 febbraio. “Il fallimento della cosiddetta redistribuzione non rende avverso quello che sta facendo l’Albania – aggiungeva -. Accettiamo che un altro membro Ue condivida con noi l’onere della responsabilità di una tematica così gravosa in un momento in cui il tema dell’immigrazione illegale è diventata il combustibile per le prossime elezioni“.

Per non parlare di quando a novembre i giornali raccontavano dell’intenzione del Pd di chiedere la sua espulsione dal Partito socialista europeo proprio per la disponibilità a ospitare il centro e lui restava granitico sulle sue posizioni: “In pieno rispetto del Pd italiano vorrei ripetere il mio unico punto di vista: cercare di aiutare l’Italia in questa situazione, dove nessuno in Europa sembra avere una soluzione condivisibile da tutti forse non è il massimo, ma è sicuramente il minimo che l’Albania deve e può fare! Se poi questo non è di sinistra in Italia, pazienza, sembra che non è neanche di destra in Albania. Forse e’ semplicemente giusto”.

Ma ora il voto è a un passo e l’amicizia con “Giorgia” può essere lasciata almeno temporaneamente da parte. L’idea dei centri non è piaciuta neanche negli ambienti progressisti europei. La sua assenza al congresso del Pse tenuto a marzo a Roma non è passata inosservata e sono oin molti ad averla attributa proprio alla frizione creatasi dopo l’accordo con il governo Meloni.

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