L’acquisizione del 99,6% dell’Inter da parte del fondo californiano Oaktree sancisce la fine dell’era Suning, dopo otto anni. Ma com’era il mondo nel 2016? E, soprattutto quale Inter ereditava il mega gruppo commerciale cinese? Subentrati a Thohir, i nerazzurri erano orfani di Roberto Mancini e con una rosa che si potrebbe definire “esotica”: dall’illusione Kondogbia al bagliore Gabigol. In Europa League la sconfitta contro l’Hapoel Be’er Sheva passa alla storia. Ma forse, la maglia in stile Sprite era ancora peggio.

Quando De Boer allenava e Icardi era la punta di riferimento
Bisogna dirlo, era davvero un’altra Inter: perdente e confusionaria. Nonostante il quarto posto della stagione precedente, Suning aveva comunque deciso di rivoluzionare la rosa, ma non come sperato. De Boer il traghettatore (durato 11 partite e sostituito da Stefano Vecchi prima e da Stefano Pioli, poi) di una squadra mediocre e ricca di scommesse, rimaste tali. Un 3-4-1-2 formato da Handanovic, Miranda e D’Ambrosio in difesa, Kondogbia e Medel in mezzo, Candreva e Nagatomo sulle fasce. Davanti Banega e Eder, dietro all’unica punta Mauro Icardi, all’epoca capitano. Poi, nel 2018 Steven Zhang diventa il presidente dell’Inter: Giuseppe Marotta viene soffiato dai rivali bianconeri. Il resto è storia nota: il ritorno in Champions League con Luciano Spalletti, 2 scudetti (il primo con Conte) che valgono la seconda stella, 2 Coppe Italia, 3 Supercoppe italiane e due finali europee (contro Siviglia e Manchester City).

Dominio Juve: Allegri era un idolo. L’estate del “tradimento” di Higuain
Nel momento di piena ricostruzione in casa Inter, la Juventus non solo vinceva ma dominava il campionato italiano e anche in Europa le due finali di Champions League sono un dato chiaro della strapotenza. Eppure, proprio nel 2016, in un caldo pomeriggio di settembre la squadra di Allegri (all’epoca idolo dei tifosi) perdeva in rimonta a San Siro contro i nerazzurri. I marcatori? Icardi e Perisic.

Era la stagione del tradimento di Gonzalo Higuain, dal Napoli alla Juventus; di Joe Hart al Torino, il Milan di Lapadula e un giovane De Paul che vestiva la maglia dell’Udinese.

Una Serie A con Totti ma senza VAR
E pensare che dalle parti di Roma, Francesco Totti e Daniele De Rossi erano ancora compagni di squadra. Oggi, DDR è l’allenatore dei giallorossi: questione di prospettive. L’acronimo VAR non esisteva ancora nel gergo calcistico (italiano) e il semi-fuorigioco automatico appariva come una parola futuristica, quasi mistica.

Miracolo Leicester
“Ehi man, we are in Champions League. We are in Champions League man! Dilly Ding Dilly Dong! come on! You forget, you speak about bla bla bla, but we are in Champions League! Come on man!”. Ed era solo l’inizio, perché in quella stagione Claudio Ranieri riuscì a fare ancora di meglio: il Leicester vinse il campionato inglese. Favola, miracolo o semplice pura casualità: la magia che si respirava attorno al King Power Stadium era unica e irripetibile.

NBA, storia Cavs e Bryant si ritira
In NBA è la stagione delle prime volte: Steph Curry è il primo MVP della storia votato all’unanimità. I Cleveland Cavaliers di Lebron James sono la prima squadra nella storia delle Finals a rimontare uno svantaggio di 1-3, per poi vincere davanti al pubblico della Oracle Arena, la casa dei record dei Golden State Warriors. In pochi mesi si ritirano tre icone della pallacanestro: Kobe Bryant, Tim Duncan e Kevin Garnett.

Pokemon GO mania
Da luglio a settembre era difficile, se non impossibile, trovare un cellulare senza l’app di Pokemon GO, videogioco di realtà aumentata geolocalizzata con un GPS. Ufficialmente in Italia, la prima versione venne rilasciata il 15 luglio.

Addio a Mohammad Ali
Il 2016 non è stato solo l’anno delle grandi imprese sportive ma anche quello degli addii. Mohammad Ali muore all’età di 74 anni e il mondo dello sport perde, forse, il più grande atleta di tutti tempi, se non il più influente.

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