Bergamo fa festa, la Dea entra nella storia. Un sogno che ora diventa opportunità per continuare a stupire. L’Atalanta strapazza il Marsiglia: al Gewiss Stadium solo una squadra in campo, attorno una città unita verso l’obiettivo. Il risultato è inequivocabile: 3 a 0. E se il cammino in Europa League appare una normalità, il merito è di Gian Piero Gasperini e della famiglia Percassi. Otto stagioni per trasformare l’impossibile in qualcosa di raggiungibile, da tutti. E non è un caso se oggi il modello Atalanta ha ispirato altre “piccole”.

Il coronamento di un sogno

Impronosticabile – nel 2016 – pensare che la piccola realtà Atalanta sarebbe stata la più grande sorpresa del calcio italiano. Un fuoco di paglia per molti, ora fuoco vivo che arde e si riflette nella passione bergamasca. Basta accontentarsi del meraviglioso colpo d’occhio regalato dai (provvisori) 21mila spettatori. Un progetto cominciato con l’arrivo di Gasperini, oggi un allenatore “all’inglese” per la longevità sulla stessa panchina. Valorizzare i giovani (come Scalvini e Ruggeri solo per citarne alcuni) e scovare talenti “semi-sconosciuti”, vedi Koopmeiners. Il segreto? Non porsi limiti. Alle spalle, una società che ha sempre creduto nel concetto di “vedere oltre”: questa finale è anche – e soprattutto – di Luca e Antonio Percassi. L’Atalanta è l’oasi felice in cui impresa è sinonimo di normalità.

Gasperini: “Una città intorno a noi”

“Abbiamo avuto tutta una città intorno a noi, era percepibile girando per le vie e per i bar di Bergamo“. La Dea nell’Olimpo veste nerazzurro, per una notte intera. “I giocatori sentono questa fibrillazione e anche come energie hanno interpretato la partita nel modo migliore”. Gasperini vuole ridare ai tifosi quello che gli è stato tolto quattro anni fa a causa del Covid. “Sono passati quattro anni da quando siamo andati fino a Lisbona per giocarci i quarti di Champions. Gli spettacoli di folla sono tra i più belli in assoluto. Allora gli stadi erano vuoti, finalmente presto avremo lo stadio finito e pieno: il prossimo traguardo”. Ma non l’ultimo, di un modello che continua a ispirare e innovarsi. Ora, un ultimo piccolo grande passo, contro un Bayer Leverkusen che non sa perdere…ma la Dea non conosce la parola “impossibile”. Ormai ci siamo abituati.

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