“Consideriamo i calciatori come macchine, ma hanno bisogno di qualcuno che parli con loro e gli dica come stanno le cose. Avere un grande passato da calciatore non ti fa essere per forza un ottimo dirigente. Serve qualcuno che ti dia l’occasione. Quando mi hanno chiamato al Milan ho chiesto se fossero sicuri di questa scelta, perché il passato ingombra. Meglio del Milan non c’è niente”. Queste le parole di Paolo Maldini – bandiera ed ex responsabile dell’area tecnica rossonera – ai microfoni di Radio Serie A per il format “Storie di Serie A”. Diversi i temi trattati: dall’addio al Milan al futuro da dirigente, passando dal ricordo di Silvio Berlusconi.

A tutto Maldini
Una vita per il Milan, al servizio dei rossoneri. Dopo la carriera da giocatore, l’inedita da dirigente: ecco com’è nata l’occasione: “La chance di lavorare con i rossoneri è arrivata perché con Leonardo avevamo lo stesso modo di condividere le cose. Ho scelto questo ruolo perché era il Milan, ho impiegato una decina di mesi per riuscire a capire tutto”. Sulle opportunità sfumate e sul futuro: “Non ho mai detto no al Psg, c’era stata questa possibilità, ho incontrato due volte Nasser Al Khelaifi, ma poi non si è mai andati avanti ed è stato bene così. Non ce la faccio a vedermi in un club diverso dal Milan. A San Siro, però, non vado. Seguo i rossoneri e Monza, ma non mi sembra logico andare”.

“Il segreto dell’Inter sta tutto in questo…”
Uno scudetto, quello dell’Inter, arrivato con grande merito e al culmine di un progetto solido e ben costruito. Il segreto di questo successo? La risposta di Maldini: “L’Inter ha una struttura dell’area sportiva eccezionale, questo è il segreto. C’è un’idea precisa con contratti lunghi. Si da sempre poca importanza alla gestione del gruppo, non è un caso che il Napoli sia andato così male dopo l’addio di Spalletti e Giuntoli“. E ancora: “Consideriamo i calciatori come macchine, ma hanno bisogno di qualcuno che parli con loro e gli dica come stanno le cose“.

Maldini su Berlusconi: “La sua impronta è ovunque”

“Ha portato un’idea moderna e visionaria non solo del calcio, ma del mondo. Nel primo discorso nella sala da pranzo a Milanello ci disse che voleva che la nostra squadra giocasse il più bel calcio del mondo, lo stesso in casa e in trasferta, e che presto saremmo diventati campioni del mondo. Dall’anno dopo, è cambiato tutto. La sua impronta è ovunque. A me piaceva molto la sua idea di cercare di giocar bene, cercare di vincere e rispettare l’avversario. Il calcio lo ha accompagnato fino all’ultimo”. Così Maldini ricorda la figura di Silvio Berlusconi, tra aneddoti vari sull’eredità lasciata nel mondo Milan.

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