di Nicola

Circa due anni fa iniziavo i lavori di ristrutturazione della mia abitazione, senza bonus, solo con i miei risparmi e un mutuo. Una ditta riesce, con false promesse, a farsi versare l’intero importo dei lavori (73mila euro) e sparisce: dopo 5 mesi non aveva redatto né i progetti e né iniziato i lavori.

Solo grazie a solleciti, minacce di azioni legali e all’intervento di un’altra ditta inizierà a consegnarmi alcuni materiali, diversi da quelli pagati, di costo inferiore, alcuni privi di garanzia, altri incompatibili, mentre altri non saranno mai consegnati.

Il 90% dei lavori sarà svolto dalla seconda ditta da me incaricata. Il restante 10% sarà eseguito male e dopo ben 10 mesi dalla prima ditta. Si realizza così un primo danno di circa 20mila euro, di solo materiale.

La stessa lascia impianti che a tutt’oggi comportano rischio di folgorazione e di incendio, come sarà accertato da ben due consulenze tecniche di parte e persino dai Vigili del Fuoco intervenuti su segnalazione alla Procura della Repubblica. Tale ditta rilascia, inoltre, dichiarazioni di conformità non veritiere e fatture per operazioni inesistenti. E ancora, svolge i lavori senza rispettare le norme di sicurezza del lavoro in quota, come si scoprirà un anno dopo dai filmati di videosorveglianza.

Poiché tale ditta si rifiutò di riparare i vizi, fui costretto a chiedere un Atp conciliativo un anno fa. Mi attendevo “giustizia”. E invece no. Così il consulente tecnico d’ufficio (Ctu) eseguì un unico e breve sopralluogo (circa un’ora) ben 6 mesi dopo la richiesta e dopo vari e incomprensibili rinvii. Consegnerà poi una bozza di perizia in ritardo non giustificato, parziale e contradditoria che dà formalmente ragione a me, ma non stima i danni. Così chiedo al giudice un nuovo sopralluogo, ma questi non accoglie l’istanza.

Dopo le mie osservazioni il Ctu non deposita la perizia nei tempi stabiliti, si scusa per un presunto errore informatico nella richiesta di proroga e ne chiede un’altra di ben 90 giorni per la “complessità della perizia”. Con mio sommo stupore, lo stesso giudice che non aveva accolto la mia istanza concede la proroga di 60 giorni al Ctu. E così il Ctu, che per la complessità della perizia aveva chiesto altri due mesi di tempo, deposita la stessa identica perizia! Due mesi per fare cosa?

In totale il Ctu ha impiegato ben 6 mesi per depositare una perizia oltremodo semplice e che richiedeva poche ore di lavoro. Aveva a sua disposizione tutta la documentazione, evidentemente mai consultata. Con sommo stupore, ancora una volta, il giudice – senza considerare alcuna mia istanza, senza esaminare le mie ragioni – ha deciso che dovrei dare al Ctu ben 4.500 euro.

La perizia del Ctu, parziale e lacunosa, è tanto più grave perché dichiara il falso. Uno dei falsi, che vale per tanti altri, è aver sostenuto, contrariamente alle evidenze, che ci sono eventi inesistenti! E’ un falso del quale il giudice non ha tenuto conto! Insomma, ad oggi la “giustizia” mi ha “sottratto” già 10mila euro di spese.

Inoltre ho impianti che comportano rischi accertati (dallo stesso Ctu, paradossalmente) di incendio e folgorazione, mi sono stati sottratti circa 20mila euro di materiali, ho impianti non funzionanti, fatture e dichiarazioni di conformità non veritiere. A ciò si aggiungono gli ingenti danni economici subiti, conseguenza dei vizi dei lavori.

Oltre il danno anche la beffa: la giustizia mi chiede di versare 4500 euro a una persona che ha lavorato un’ora presso casa mia. L’amara conclusione di questa vicenda è che in Italia violare le leggi è conveniente perché la giustizia è lenta e negligente e talvolta i primi a violarle sono quelli che dovrebbero farle rispettare.

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