di Coalizione Articolo 9

Ammettiamolo. Il treno del Green Deal è deragliato ma continua la sua folle corsa verso un Italia lunare e distopica, disseminata di pale e pannelli, desertificando l’economia nazionale, facendo strame della coesione sociale per favorire i potentati energetici che fanno incetta di terreni e permessi per installare cinque volte la potenza necessaria per raggiungere l’obiettivo europeo di Fit for 55. Le richieste di connessione di Fonti da Energia Rinnovabile (FER) pervenute ad oggi al gestore della rete elettrica nazionale, Terna, hanno raggiunto, infatti, l’iperbolica cifra di 328 gigawatt rispetto ai 70 stabiliti da Green Deal (poi aumentati ad 80), cioè quasi cinque volte il necessario.

È istintivo chiedersi perché. Chi ha deciso, senza dire nulla ai cittadini italiani, che il nostro Paese deve diventare un hub energetico, trasformandolo in una landa desolata di pannelli fotovoltaici nei campi e pale eoliche sui crinali lungo tutto l’arco appenninico e, forse un giorno, anche alpino? E perché Legambiente e i loro amici dell’Anev gridano allo scandalo se, solo timidamente, qualche politico cerca di mettere un freno all’accaparramento di terreni agricoli da parte di banche d’investimento straniere? Qualcuno deve spiegare ai cittadini quali benefici avranno.

Riduzione delle bollette? No, perché più energia produciamo con pale e pannelli e più incentivi dobbiamo pagare. Per cui, se anche il costo dell’energia scendesse a zero, in bolletta, all’aumentare degli impianti incentivati, aumenterebbe il peso della relativa voce pagata dagli utenti in bolletta. Riduzione sostanziale dalla CO2? Nemmeno. Nel medio termine, la riduzione possibile è solo del 10%, che sale al 20% nel lungo termine se si aggiungeranno 27 GW di batterie. Questo perché l’intermittenza delle rinnovabili mette a rischio di blackout l’intero sistema elettrico del Paese e quindi, per sostenere la rete nei momenti di mancata produzione, è necessario tenere accese le centrali termoelettriche, con un aggravio ulteriore di costi per l’intero sistema.

È chiaro che gli unici a beneficiare siano proprio gli speculatori energetici, i quali, attraverso i loro alleati che agitano la pur seria questione climatica, continuano a invocare sempre più rinnovabili e sempre meno regole. Lo sanno bene gli amministratori locali che vedono lo scempio dei loro territori ma, siccome trattasi di bacini elettorali “marginali”, piccoli Comuni in aree interne, vengono per lo più ignorati. Perché darsi pena per dei paesi bellissimi della Daunia foggiana o delle Serre calabresi? Eppure, queste aree interne conservano un patrimonio culturale, naturale e ambientale e una biodiversità che non solo è una grande ricchezza per il Paese, ma è essenziale per i servizi ecosistemici che eroga alle aree densamente popolate delle valli e delle coste.

Adesso, però, l’assalto è così diffuso, così pervasivo, che anche lungo le coste o in aree molto sviluppate, come Rimini o il Salento, si inizia a comprendere il fenomeno in atto, denunciato da anni da autorevoli associazioni come LIPU, Italia Nostra, Mountain Wilderness e tante altre sigle raccolte nella Coalizione Articolo 9.

Per cercare di impedire questo folle karakiri, la Coalizione Articolo 9 ha convocato gli Stati Generali contro l’eolico e il fotovoltaico a terra per mercoledì 22 a maggio 2024 alle ore 10.30 nella Sala Risorgimento dell’Hotel Massimo d’Azeglio di Roma, accanto alla Stazione Termini, in Via Cavour 18.
La piattaforma di rivendicazione è la seguente:
– Stop agli impianti fuori dalle “Aree idonee”;
– Stop ad imposizioni ed espropri;
– Stop al consumo di suolo;
– Stop a sussidi e incentivi a spese di cittadini;
– Stop alle autorizzazioni semplificate e a quelle occultate.

L’intenzione è quella di chiamare a raccolta gli amministratori locali e, approfittando del momento elettorale, far pervenire ai decisori nazionali ed europei le giuste rimostranze dei territori. È ora di dire basta e iniziare a governare questo fenomeno, riconoscendo la necessità di dire No ai progetti più devastanti o superflui, concentrando gli impianti solo nelle aree idonee. I pannelli solari, come sostiene Ispra, possono e devono essere installati sui tetti dei tantissimi capannoni industriali. Se dobbiamo realizzare 80 GW come pianificato e approvato dai nostri organi democraticamente eletti, bisognerà che gli imprenditori dell’Anev se ne facciano una ragione, anche alla luce dell’articolo 41 della Costituzione.

Solo uno su quattro dei progetti presentati dovrebbe essere approvato ed è del tutto fuori luogo che si gridi allo scandalo per qualche bocciatura da parte delle Soprintendenze o una proposta di legge del ministro dell’Agricoltura. Lo scandalo è semmai che fino ad oggi si sia lasciato fare, indifferenti agli scempi.

Per partecipare e scaricare il Manifesto con le richieste degli Stati Generali contro l’eolico e il fotovoltaico a terra, collegarsi a questo link.
#noeolicoefotovoltaicoselvaggi #STOPeolico #STOPfotovoltaicoaterra

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