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Hiv e comunità Lgbt+: con lo spettacolo “Derek Jarman. Thinking blind”, al teatro Fontana di Milano si parla di diritti e discriminazione

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Hiv, diritti civili e comunità Lgbt: di questo si è parlato nel talk “Kiss me again”, un incontro tra esponenti della scena teatrale e cinematografica milanese al teatro Fontana, in occasione della prima cittadina della performance “Derek Jarman. Thinking Blind”. La pièce, ispirata al film Blue (1993) del regista inglese morto di Aids, ha visto in scena Ivonne Capece, direttrice del teatro Fontana di Milano, e Giulio Santolini, in apertura della rassegna Itaca (in corso fino al 2 giugno 2024 nel medesimo teatro).

La conversazione, moderata dal giornalista Diego Vincenti, ha visto gli interventi di Priscilla Robledo (co-direttrice artistica di Mix Festival di Cinema Lgbtq+ e Cultura Queer), Mauro Giori (docente di storia del cinema), Michele Di Giacomo (direttore artistico di Lecite Visioni, Festival Teatrale Lgbtqia+ in scena a maggio al teatro Filodrammatici) e la stessa Capece.

A partire dall’argomento dello spettacolo (la malattia del regista e dunque lo stigma), si è parlato della difficoltà del teatro odierno di affrontare temi contemporanei, soprattutto per la loro ampiezza e trasversalità. I festival e le rassegne che si occupano di temi Lgbt+ oggi puntano a superare il racconto legato alla sola sfera sessuale, per allargare lo sguardo anche ad altri argomenti: affettività e amore, ma non solo. Si parla infatti anche di ecologia, femminismo, clima: la lotta per i diritti civili oggi dev’essere trasversale e intersezionale, in modo che lo spettatore operi una riflessione sociale e politica a tutto tondo.

Oggi il teatro e il cinema operano in un contesto che Robledo definisce “perbenista e cattofascista”, nel quale si è passati dallo stigma dell’omosessualità legata a prostituzione e tossicodipendenza alle discriminazioni riguardo l’esercizio dei diritti (la genitorialità, ad esempio, o il riconoscimento delle unioni civili). Insomma, c’è ancora un forte discredito verso il collettivo Lgbt. Difficile sradicare l’immaginario nato negli anni Ottanta che mette in relazione l’omosessualità con Hiv e Aids, col dolore e il senso di colpa.

Oggi c’è chi prova a scardinare dall’interno questi stereotipi. Durante il talk si parlato anche di Kepler452: si tratta di una compagnia che parteciperà al festival di Lecite Visioni 2024 attraverso una riedizione dei Comizi d’amore, documentario di Pier Paolo Pasolini, che consiste nel porre le stesse domande dell’intellettuale e regista italiano in diversi contesti, confrontando le risposte con quelle ottenute cinquant’anni prima e inventando dispositivi per portarle in scena. Infine, tra le esperienze citate, anche quella di un gruppo di persone transgender che verrà accolto al teatro Filodrammatici fino all’8 maggio: qui potranno mettersi in scena e raccontarsi in un ambiente protetto, cui farà seguito una restituzione pubblica in occasione dell’inizio del festival, che proverà a dipingere un affresco il più possibile variegato di quella comunità.

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