I crediti del Superbonus dovranno essere spalmati su un arco di 10 anni, oltre il doppio rispetto ai 4 attuali. “Non sarà una possibilità ma un obbligo”, ha annunciato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti dopo aver partecipato ai lavori della commissione Finanze del Senato sul decreto Superbonus. La modifica, già auspicata da Giorgetti, era prevista da diversi emendamenti bipartisan che però lasciavano la scelta al contribuente o all’impresa che ha acquistato il credito. Il governo invece ha optato per l’obbligatorietà. Il motivo? Come calcolato dallUfficio parlamentare di bilancio, la mossa consentirà di contenere il rapporto debito-Pil fino al 2027 (1,9 punti percentuali in meno meno), mantenendolo lontano dalla soglia del 140%. E lasciando la patata bollente all’esecutivo che verrà dopo. Il problema è che un intervento del genere, se retroattivo, farà calare notevolmente il valore dei crediti in pancia alle imprese, costringendole a registrare minusvalenze.

“Escludiamo che ci sia una retroattività, altrimenti avrebbe un impatto fortissimo su imprese, banche e cittadini“, ha commentato Federica Brancaccio, presidente dell’Ance, l’associazione dei costruttori. Già nei giorni scorsi le associazioni datoriali avevano espresso preoccupazione in una missiva al ministro, parlando di un “impatto devastante“. “In questa fase complessa è importante dare certezze e rafforzare la fiducia. Interventi retroattivi sul Superbonus minerebbero la fiducia di famiglie, imprese e investitori”, aggiungono il direttore generale dell’associazione Massimiliano Musmeci e il vice direttore generale vicario dell’Abi, Gianfranco Torriero.

Giorgetti su questo non si è espresso ma si è limitato a chiudere a qualsiasi modifica che allarghi nuovamente le maglie del maxi credito di imposta: “Gli emendamenti parlamentari, come avvenuto in passato, di ampliamento delle deroghe non saranno presi in considerazione. Il governo presenterà il suo emendamento, si assume la responsabilità di presentare l’emendamento“. Poi una critica velata a Bankitalia la cui indicazione di fermare il Superbonus prima della scadenza in caso di necessità “sarebbe stata gradita se fosse stata fatta magari nel 2022, nel 2023, nel 2021: arriva nel 2024 quando il governo sta esattamente procedendo a fare questo”.

Poi lo scaricabarile: “Ha presente il Vajont, quando c’è stata la valanga? Era partita, poi quando è arrivata giù ha prodotto dei disastri. Quando noi siamo arrivati al governo, era l’ottobre 2022 (ma Giorgetti faceva parte, nel ruolo di ministro dello Sviluppo Economico, anche del precedente governo Draghi, ndr) ci hanno avvisato che stava arrivando la valanga e abbiamo fatto quello che si poteva, ma purtroppo era già partita”, ha detto.

Sulle difficili trattative in corso con la Commissione Ue per l’operazione Lufthansa – Ita Airways, Giorgetti si dice fiducioso “altrimenti non farei questo mestiere”. Il ministro spiega che “abbiamo fatto tutto quello che si poteva fare. Credo che il 99,99% degli italiani pensi che questa sia una buona operazione che risolve definitivamente una situazione incresciosa, pluriennale, sulla compagnia aerea nazionale. Aspettiamo la decisione dell’arbitro. Spero che non sbagli l’arbitro, però talvolta sbaglia”.

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