Le citochine, proteine capaci di legarsi alle cellule per fornire loro istruzioni precise, possono essere ingegnerizzate per contrastare efficacemente le cellule tumorali. Questa interessante prospettiva emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Science Advances, condotto dagli scienziati di Virginia Tech. Il gruppo di ricerca, guidato da Rong Tong e Wenjun Cai, ha ideato un sistema innovativo per potenziare le cellule immunitarie dell’organismo e renderle in grado di attaccare efficacemente il tumore, senza danneggiare i tessuti sani.

Secondo i dati del Ministero della salute, ogni giorno circa mille persone ricevono una diagnosi di tumore maligno. Sebbene siano stati compiuti notevoli progressi nelle opzioni terapeutiche per i pazienti oncologici, il tasso di mortalità associato al cancro resta ancora piuttosto elevato. I trattamenti antitumorali attualmente in uso, inoltre, come la radio e la chemioterapia, non sono in grado di distinguere i tessuti sani dalle cellule tumorali, per cui sono spesso associati a effetti collaterali molto intensi. Allo scopo di superare i limiti e le difficoltà attuali, sempre più esperti stanno vagliando potenziali trattamenti immunoterapici, che prevedono l’uso delle naturali difese immunitarie del corpo per combattere le cellule tumorali.

Nell’ambito del lavoro, gli scienziati hanno valutato un approccio di immunoterapia che prevede l’attivazione delle citochine e la loro riprogrammazione. Le citochine, spiegano gli autori, sono delle piccole molecole proteiche che agiscono come messaggeri biochimici intercellulari e vengono rilasciate dalle cellule immunitarie dell’organismo. “Le citochine – spiega Tong – sono molto potenti e altamente efficaci nello stimolare le cellule immunitarie ad eliminare le cellule tumorali. Il problema è che se vagano nel corpo possono attivare ogni cellule immunitaria in cui si imbattono, il che può provocare una risposta eccessiva, la ‘tempesta citochinica’ che abbiamo imparato a conoscere con la diffusione di infezioni multiorgano. In questi casi, la reazione dell’organismo può essere talmente grave da causare la morte del paziente”.

Il gruppo di ricerca ha ideato una tecnica che porta le citochine a localizzarsi all’interno del tumore per diverse settimane, preservando i tessuti sani, ma concentrandosi interamente sulle cellule cancerose. “La difficoltà principale riscontrata finora – osserva Tong – riguarda la necessità di trovare un equilibrio tra l’uccisione delle cellule tumorali e la salvaguardia dei tessuti sani. Nel nostro lavoro abbiamo progettato delle microparticelle perché rimangano nell’ambiente del tumore, contrastando le cellule cancerose e coadiuvando il sistema immunitario a contrastare solo i tessuti malati”.

L’approccio degli scienziati ha permesso di ottenere una molecola che si lega alle citochine, permettendo al sistema immunitario di contrastare efficacemente le cellule tumorali. “La nostra strategia non solo riduce al minimo il danno indotto dalle citochine alle cellule sane – sottolinea Tong – ma prolunga anche la ritenzione delle citochine all’interno del tumore. Questo contribuisce al reclutamento di cellule immunitarie specifiche per un attacco antitumorale mirato”. Nei prossimi step, il gruppo di ricerca prevede di valutare la combinazione del nuovo metodo di terapia con l’utilizzo di anticorpi antitumorali già approvati dalla Food and Drug Administration (FDA) americana. “Quando si forma una neoplasia all’interno del corpo – aggiunge ancora Tong – il sistema immunitario viene contrastato dalle cellule tumorali. Il nostro approccio permette all’organismo di esercitare la normale funzione antitumorale”. “Il nostro lavoro – concludono gli scienziati – potrebbe stimolare lo sviluppo di nuovi approcci efficaci contro il cancro, ma sicuri per l’organismo. L’obiettivo a lungo termine è quello di creare nuove soluzioni che consentano ai ricercatori di testare nuovi farmaci e terapie esistenti, garantendo così sicurezza per i pazienti e maggiore efficacia del trattamento”.

Lo studio

Valentina Di Paola

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

L’aviaria nei bovini in Usa “circolava da mesi”, il mistero dell’infezione umana e il genoma virale sequenziato

next
Articolo Successivo

Alzheimer, lo studio su Science: “Grazie a nanoparticelle magnetiche bloccato il deficit di memoria”

next