Il governo slovacco del premier Robert Fico ha varato un provvedimento che potrebbe mettere in crisi la libertà di stampa nella nazione europea. La legge, che verrà esaminata dal Parlamento nelle prossime settimane, introduce cambiamenti nelle modalità con cui vengono nominati i nove membri del comitato esecutivo dell’emittente radiotelevisiva pubblica RTVS. Il ministero della Cultura potrà designare quattro membri mentre gli altri cinque verranno scelti dal Parlamento consentendo all’esecutivo di esercitare un controllo diretto sui vertici radiotelevisivi, dato che il direttore generale di rete viene designato proprio dal comitato esecutivo.

La mossa è stata fortemente criticata dai partiti politici di opposizione e da organizzazioni internazionali come Reporter Senza Frontiere (RSF). Il movimento di centrodestra SaS ha reso noto, secondo quanto riportato dal portale Barron’s, che “RTVS verrà trasformato in un media che produce disinformazione e che trasmette propaganda filogovernativa”, mentre RSF ha lanciato un allarme sull’erosione della libertà di stampa nel Paese e ha esortato il governo a proteggere i giornalisti.

Vera Jourová, commissaria europea per i Valori e la Trasparenza, ha recentemente incontrato il ministro della Cultura, Martina Šimkovičová, e altri esponenti dell’esecutivo di Bratislava. La vicepresidente della Commissione, come riportato da Euractiv, ha espresso su X le sue “crescenti preoccupazioni per la libertà di stampa e la sicurezza dei giornalisti in Slovacchia. I media pubblici – ha chiarito la Jourová – hanno una grande responsabilità e devono essere indipendenti e forti in tutti gli Stati membri”. E ha poi aggiunto che durante l’incontro “ha enfatizzato di rispettare il Media Freedom Act” varato da Bruxelles.

Il nuovo regolamento, come segnalato dal portale del Parlamento europeo, è stato approvato approvato con 464 voti favorevoli, 92 voti contrari e 65 astensioni dall’emiciclo comunitario e obbliga gli Stati membri a proteggere l’indipendenza dei media vietando qualsiasi forma di ingerenza nelle decisioni editoriali. La preoccupazione espressa da Bruxelles per il provvedimento di Bratislava è, in realtà, sintomatica di un più ampio peggioramento dei rapporti tra la Slovacchia e l’Unione europea iniziato dopo le consultazioni dello scorso settembre. Le elezioni parlamentari hanno portato alla formazione di un governo populista e per alcuni aspetti euroscettico, guidato dal partito Direzione-Socialdemocrazia di Fico che ha impresso un deciso cambiamento alla politica interna ed estera di Bratislava rispetto agli esecutivi precedenti. Tra queste si sono registrate la sospensione degli aiuti militari all’Ucraina, l’espressione di vicinanza politica alla Russia di Vladimir Putin e all’Ungheria di Viktor Orban, una forte opposizione nei confronti dei media indipendenti e delle organizzazioni non governative con il varo di leggi nel solco di quelle in vigore a Budapest.

La presa dell’esecutivo si è rafforzata dopo la vittoria di Peter Pellegrini, ex primo ministro e a capo del partito governativo Voce-Socialdemocrazia, alle recenti consultazioni presidenziali. L’ex Capo di Stato, Zusana Caputova, espressione delle forze moderate ed europeiste, aveva deciso di non ricandidarsi in seguito alle minacce (anche di morte) ricevute durante il primo mandato e il suo ritiro ha posto fine a una rilevante fonte di opposizione al governo. L’insegnamento di Pellegrini garantirà a Fico un controllo ancora maggiore sull’apparato statale slovacco e potrebbe rivelarsi foriero di un ulteriore avvicinamento all’Ungheria di Orban.

Secondo il portale Visegrad Insight, importante piattaforma di analisi e dibattito sull’Europa Centrale, la vittoria di Pellegrini potrebbe avvicinare la Slovacchia all’autocrazia nel prossimo futuro. Che si tratti di un allarme eccessivo oppure di una previsione corretta saranno i prossimi anni a determinarlo ma, almeno per ora, restano le preoccupazioni per la stretta nei confronti dei media e per altre posizioni controverse assunte da Fico.

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