Chi sconfessa chi? È arrivato questa mattina il via libera finale del Consiglio Ue al nuovo Patto di stabilità, ultimo passaggio necessario per l’entrata in vigore del nuovo meccanismo europeo. Ma a differenza della scorsa settimana, quando i partiti della maggioranza si sono astenuti all’Eurocamera tra le polemiche, il governo non ha fatto mancare il sì necessario per l’unanimità sul testo, approvato dalla riunione dei ministri europei dell’Agricoltura. Nessuno dei 27 Paesi membri, del resto, ha votato contro la nuova governance economica. E tutti e 27, Italia inclusa, hanno votato a favore all’unico testo del pacchetto sul quale era necessaria l’unanimità. La presidenza belga si è limitata a constatare la votazione favorevole. Per l’Italia alla riunione non partecipava il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, ma il sottosegretario allo stesso ministero Luigi D’Eramo.

Ma, se con l’ultimo passaggio l’iter formale si può dichiarare chiuso, la coda polemica è destinata a rinnovarsi ad ogni occasione, complice la discrasia di una maggioranza che si astiene al Parlamento europeo sul testo discusso e trattato dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, per poi approvare in sede di Consiglio Ue quello stesso testo che la maggioranza ha rifiutato di sostenere. E proprio sul gioco delle sconfessioni si innesta la polemica del Movimento 5 stelle. Per Giuseppe Conte con il sì di oggi “il governo dice sì a manovre di lacrime e sangue nei prossimi anni”. Ancora più duro l’ex presidente dell’Inps Pasquale Tridico che dei 5 stelle è capolista al Sud alle prossime elezioni europee: “Il via libera finale del Consiglio Ue alla riforma del Patto di Stabilità – ha detto – spegne tutte le speranze di un ripensamento rispetto alla linea di austerity che purtroppo l’Europa ha imboccato. I nuovi rigidi vincoli di bilancio, seconda una stima della Confederazione dei sindacati europei, porteranno a 100 miliardi di tagli per tutti i Paesi europei e l’Italia sarà quello più colpito con una riduzione della spesa pubblica stimata in almeno 13 miliardi l’anno per sette anni. Votando a favore a tutto questo oggi a Bruxelles Giorgia Meloni ha dimostrato di essere patriota sì, ma dei falchi dell’austerity”.

Quanto e se questa austerity si concretizzerà inizierà ad essere chiaro in estate. La Commissione europea, infatti, presenterà il 19 giugno prossimo, dopo le elezioni europee, il pacchetto del semestre europeo e, come ha detto “più volte”, ha intenzione di proporre al Consiglio di lanciare procedure per deficit eccessivo sulla base dei dati a consuntivo relativi al 2023 diffusi da Eurostat la settimana scorsa. La procedura prevede più tappe, la prima delle quali è un rapporto preparato dalla Commissione ex articolo 126.3, che esamina “le ragioni” del superamento della soglia del 3% nel rapporto deficit/Pil. Se, sulla base delle conclusioni del rapporto e “tenendo conto” del parere del comitato economico e finanziario del Consiglio, la Commissione “ritiene che esista un deficit eccessivo” in uno Stato membro, propone al Consiglio di adottare delle “decisioni” in merito. In seguito, la Commissione propone al Consiglio di adottare delle “raccomandazioni” al Paese in questione affinché riconduca il deficit sotto la soglia prevista “in un determinato lasso di tempo”. Queste raccomandazioni fissano una “scadenza” e una “traiettoria” di rientro per il deficit in questione.

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