Ambisce a traslocare dal consiglio comunale di Torino – non molto frequentato in questi anni – al Parlamento di Bruxelles. E così Paolo Damilano, imprenditore delle acque minerali e dei vini, ha annunciato la corsa alle Europee con Forza Italia, due anni e mezzo dopo l’esperienza fallimentare da candidato sindaco del centrodestra (con la sua lista Torino Bellissima) e nonostante il record di assenze fatto registrare in assemblea cittadina. “Con la candidatura di Paolo Damilano, fondatore dell’esperienza civica di Torino Bellissima, che ha realizzato una serie di importanti obiettivi, considerando che era una compagine nuova, si rafforza una pagina importante nella strategia di consolidamento di Forza Italia”, ha detto il presidente del Piemonte Alberto Cirio, lanciando la volata all’aspirante eurodeputato insieme al leader del partito, Antonio Tajani, e al segretario regionale (nonché ministro della Pubblica amministrazione) Paolo Zangrillo.

Di risultati però Damilano non ne ha fatti vedere molti, almeno nella sua città. Eletto consigliere comunale dopo il ballottaggio perso contro il candidato del Pd Stefano Lo Russo, dalla fine del 2021 ha partecipato a sole 51 sedute dell’assemblea e tre conferenze dei capigruppo, non comparendo mai a nessuna delle sei commissioni consiliari di cui fa parte. Il 21 dicembre scorso, alla chiusura dell’anno, risultava il consigliere più assenteista. Per dare un’idea, sua cugina Silvia Damilano (anche lei eletta con Torino Bellissima), era la terza eletta più presente con 533 presenze tra consiglio e commissioni: dieci volte di più. Nonostante il governatore Cirio parli di “importanti obiettivi” realizzati, poi, Damilano ha firmato pochissime proposte rispetto ai colleghi dell’opposizione: sono state 14 nel primo anno da consigliere e soltanto sei nel 2023. Le ultime due sono state discusse nel 2024: si tratta di due mozioni, una per la valorizzazione dei tram storici e una per candidare Torino alla sede della final four dell’Eurolega di basket. Tra le proposte non formalizzate in atti consiliari anche quella di nominare il generale Francesco Paolo Figliuolo, già “supereroe” draghiano dell’emergenza Covid, commissario straordinario alla sicurezza cittadina: “Siamo convinti che sarebbe in grado di risolvere anche l’emergenza sicurezza a Torino”, sosteneva insieme al consigliere Pierlucio Firrao.

L’intesa tra Damilano e il centrodestra, peraltro, dopo le elezioni è stata traballante: nel maggio 2023, in polemica con le scelte nazionali di Lega e Fratelli d’Italia, il gruppo di Torino Bellissima si è sganciato dall’opposizione in Consiglio comunale. “Rischia di diventare Torino Solissima. E da soli credo non si faccia niente di buono”, lo bacchettava pubblicamente il presidente Cirio. La lista ha subito anche qualche defezione, come quelle del consigliere comunale Giuseppe Iannò e di dieci consiglieri di circoscrizione, infastiditi dalla linea politica ondivaga e improvvisata. Così, meno di un anno dopo, Damilano ha trovato asilo in Forza Italia, che lo candida in ticket con l’ex sindaca di Milano Letizia Moratti: sui cartelloni affissi a Torino i due compaiono già insieme. D’altronde l’imprenditore aveva un credito nei confronti del partito azzurro: alle Regionali del 2019 ha erogato un contributo da cinquemila euro a Cirio, mentre per la propria campagna elettorale in Comune ne ha investiti ben 440mila.

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