Tempo di ricorrenze! Accade che proprio oggi, martedì 23 aprile del 1976, venne pubblicato il disco d’esordio dei Ramones! La giornata ci offre l’occasione per rievocare alcune curiosità della band. Il tutto nei consueti 9 punti di questo blog, nato proprio sulle pagine de ilfattoquotidiano.it nel 2011.

Cominciamo!

1. Da dove partiamo?
Non da ciò che vi aspettate. Ribadisco quanto affermato nel post precedente dedicato ai Rolling Stones. L’incipit sul disco d’esordio è soltanto un pretesto per parlare di molto altro. Che cosa credevate? Tanto è già stato scritto tutto, che cos’altro si potrebbe aggiungere se non ripetere i soliti concetti? Tiratelo fuori dagli scaffali della vostra cameretta e mettetelo… sul piatto, la musica va ascoltata, mica letta! Se proprio volete leggere di musica… l’unico tema sul quale è consigliabile spendere il proprio tempo è il pettegolezzo! Riapriamo, dunque – anche questa settimana – “La Criticheria” e cominciamo a sparlare.

2. Il disco
Concentriamoci soltanto sull’immagine di copertina, realizzata da Roberta Bayley. Più che una semplice foto emerge chiaramente quanto sia una vera e propria dichiarazione di intenti! Ci troviamo nel 1976, un momento di svolta, un’epoca in cui tutto stava per accadere. L’abbigliamento distintivo rappresenta un manifesto visivo, ribellione e autenticità “spingono più in là”, non soltanto musicalmente. Ma c’è di più: il muro di mattoni grezzi sullo sfondo è quello del mitico locale CBGB, cuore pulsante della scena punk newyorkese.

3. Il CBGB
L’acronimo CBGB, che sta per “Country, Bluegrass, Blues and Other Music for Uplifting Gormandizers”, ha visto la luce con l’apertura del locale nel 1973 da parte di Hilly Kristal, situato al 315 Bowery nell’East Village di Manhattan. Originariamente pensato per promuovere generi come il country, il bluegrass e il blues, il CBGB si trasformò presto in un punto di riferimento per la scena musicale alternativa. Della serie “in città c’è solo questo”. Era il periodo delle appartenenze, laddove era possibile individuare uno sparuto gruppo bohemien, si ergeva l’oscura presenza dei Rockers, mentre l’ombra minacciosa degli Hell’s Angels faceva il palo con il perbenismo dei Mods: umanità varia, posta ai margini di un sistema nel quale l’unico denominatore comune era la musica, quella del CBGB.

4. Estetica musicale
Quel palco fungeva da trampolino di lancio per talenti in erba. La spinta creativa che permeava la scena diede vita a un crogiuolo di stili, generando autentici modelli di riferimento. Andiamo controcorrente e tra “i soliti noti” passati da lì segnaliamo “un certo” Lux Interior, fondatore dei Cramps insieme a Poison Ivy. I coniugi ridefinirono le coordinate estetico/musicali del periodo, incarnando l’antico spirito dell’oltraggio e, al contempo, dichiarando un amore sfrenato per la cultura junk americana.

5. The Ramones, Il mistero dei cognomi
L’adozione del cognome “Ramone” da parte dei membri della band non solo aggiunse un tocco di mistero, ma contribuì anche a creare un senso di unità e solidarietà tra di loro. Questo gesto simbolico sottolineava l’idea di essere una famiglia unita nel perseguire la loro visione musicale. Si vocifera che il nome fu ispirato da Paul McCartney, il quale – per sfuggire ai fans – era solito utilizzare negli hotel in cui soggiornava lo pseudonimo “Paul Ramon”. A prescindere, la scelta della band rifletteva la volontà di creare un’identità collettiva, superando le distinzioni individuali e incarnando l’essenza della loro musica: semplice, diretta e senza fronzoli.

6. One-Two-Three-Four
L’urlo all’unisono dei Ramones, spesso utilizzato prima di ogni canzone, non era soltanto un semplice conteggio, ma un segno distintivo del loro approccio sonoro. Un rituale divenuto un marchio di fabbrica; oltre a segnalare l’inizio di ogni brano, serviva anche a sincronizzare i membri della band. Possiamo tranquillamente affermare che i quattro non fossero musicisti finiti… nessuno a quel tempo lo era (tranne i Talking Heads); l’urgenza di quel periodo non fu offrire performance ineccepibili dal punto di vista tecnico, ma di riuscire a comunicare “qualcosa” sul palco.

7. Johnny Ramone
Con le sue opinioni politiche e sociali conservatrici, Johnny emergeva come una figura contraddittoria nel panorama musicale di quegli anni. La sua personalità forte e le convinzioni ferree lo resero un’icona di rigore e coerenza. Pur essendo noto per la sua riservatezza e la tendenza ad evitare accuratamente la stampa, dietro le quinte svolgeva un ruolo chiave nel plasmare il suono e l’immagine del gruppo; fu lui a introdurre il caratteristico stile di chitarra “downstroke” che divenne un marchio distintivo del loro suono. Secondo “le comari dell’epoca”, tra lui e Joey Ramone ci furono frequenti scontri, anche fisici, a causa delle loro diverse posizioni politiche. Nonostante ciò, il loro legame si rinsaldava una volta saliti sul palco.

8. Gabba Gabba Hey
La brevità delle tracce dei Ramones non solo rifletteva la loro filosofia “meno è più”, ma ha anche influenzato l’intera struttura della musica punk. Questo approccio ha sfidato le convenzioni musicali ereditate dalla prima metà degli anni ’70. Immaginatevi cosa potessero pensare i musicisti di una qualsiasi band progressive di “quattro scappati di casa” con il chiodo sulle spalle… Condensare l’essenza di una canzone in meno di tre minuti non era solo una possibilità, ma divenne un imperativo eseguito con maestria.

Al tempo. La musica dei Ramones è diretta, priva di fronzoli e soprattutto senza compromessi.

9. Il Paradigma del Successo
Nonostante il loro impatto culturale duraturo, i Ramones non hanno mai goduto di un grande successo commerciale. Questa tragica discrepanza mette in luce quanto il valore artistico possa trascendere i tradizionali parametri del successo. Una domanda sorge spontanea: “Il fatto che una band così influente e iconica non abbia raggiunto i vertici delle classifiche di vendita non solleva interrogativi sulla natura stessa del successo nella cultura popolare?” Trovate voi la risposta, preferisco concentrarmi sul valore artistico che il tempo ha loro riconosciuto. Questo valore resiste alle mutevoli tendenze del mercato e mantiene viva l’unica cosa che conta: l’eredità dei Ramones nella storia della musica.

E dopo essermi sciacquato la bocca anche sui Ramones, chiudo “la criticheria”, ricordandovi che a completamento dei miei post esiste una playlist di nove brani che potete ascoltare gratuitamente sul mio account personale di Spotify. È tutto.

9 canzoni 9 … dei Ramones

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