Golden State Warriors: the end?

La sconfitta contro i Sacramento Kings è stata pesante. I Warriors non sono mai stati in partita. Può darsi sia la fine della dinastia. In realtà, nessuno lo sa. E soprattutto nessuno, malgrado quello che si sta scrivendo in giro, ha la soluzione in tasca. Si resti ai fatti. Klay Thompson ha giocato forse la sua peggior partita di sempre. La guardia di Golden State ha chiuso con 0 punti, 0-10 dal campo, 0-6 da tre. Se qualcuno lo avesse detto sei anni fa, lo avrebbero internato. Il figlio di Mychal (ex Lakers) non c’è più con la testa. Non c’è più con le gambe. Non c’è più con le mani. Non ha più fiducia: a un tiratore non può capitare di peggio. Ha cercato di ritrovarsi per tutta la stagione. Si sta ancora cercando. Ora gli si dovrà rinnovare il contratto. Non sarà facile, perché alla fine la NBA è un business e Thompson non ha offerto buoni spunti di riflessione. Draymond Green ha chiuso la gara con -22 di plus/minus. È stato penoso a rimbalzo e non è mai stato quell’equilibratore del gioco in grado fare la differenza per la franchigia di San Francisco con le piccole cose. Andrew Wiggins, a cui tra l’altro Kerr ha fatto portare palla per qualche azione con risultati pessimi, ha giocato come se fosse lì di passaggio, mentre Kuminga è diventato un “non fattore” perché non ha potuto quasi mai metterla sul piano atletico. L’unico che ha salvato un po’ la faccia è stato Steph Curry (22 punti con 3-7 da tre), ma non basta. Che dire di Chris Paul? Che non vincerà mai un titolo?

That’s all Folks!
Alla prossima settimana.

INDIETRO

NBA Freestyle | Pillole sui Play-in: LeBron James è tornato 20enne. Golden State, siamo ai titoli di coda?

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Da calciatore a monaco buddhista: la storia dell’ex Pisa Kevin Lidin che ha imparato “a raggiungere e mantenere la felicità”

next
Articolo Successivo

L’Inter indossa gli “Ext1nction Numb3rs” di WWF Italia: così i numeri dei calciatori raccontano la crisi climatica

next