“Non vi era alcun dubbio che Israele avrebbe risposto agli attacchi iraniani, ma optando per operazioni più mirate e basate sull’intelligence, mirando a obiettivi sensibili, piuttosto che adottare uno stile simile a quello dell’Iran. Il messaggio israeliano è chiaro: l’Iran può essere attaccato in modo rapido, tattico ed efficiente, prendendo di mira sempre siti strategici e evitando attacchi di massa.”

I rischi di confronto regionale stanno crescendo, con droni iraniani che attraversano la regione, apparentemente lanciati dall’Iran in una mossa provocatoria mirata a rompere il tabù di attaccare Israele. L’Iran si è sentito costretto a rispondere, ridefinendo già l’intero panorama regionale. Il governo di Netanyahu era già sotto pressione a causa della situazione a Gaza e dei rischi associati alle operazioni a Rafah. Oggi, a seguito dell’attacco iraniano, la sicurezza di Israele torna ad essere prioritaria per molti attori internazionali, ricordando lo scenario post-7 ottobre. L’attuale pressione su Netanyahu è evitare di scatenare una guerra regionale, ma Gaza chiaramente non è la massima priorità, e un’operazione a Rafah potrebbe avvenire presto. Inoltre, le preoccupazioni per la geografia israeliana, inclusi Libano, Siria e Cisgiordania, sono ora al centro dell’agenda di sicurezza di Israele.

Dal punto di vista della Giordania, fin dall’inizio del conflitto di Gaza, c’è stata la sensazione del pericolo di un’escalation verso una crisi regionale più ampia, già evidente in Siria, Libano e nel Mar Rosso. L’attacco iraniano ha aumentato la consapevolezza della Giordania del rischio di essere coinvolta in un tale conflitto. Ciò ha spinto il re Abdullah II a sottolineare chiaramente che la priorità della Giordania è la propria sicurezza, stabilità e la sicurezza del suo popolo, specialmente dopo aver visto missili e droni essere intercettati nei loro cieli. La Giordania è ben consapevole delle potenziali conseguenze del conflitto ed è determinata a difendere la propria sovranità.

Sebbene l’Iran avrebbe potuto lanciare i suoi attacchi dai territori dei suoi alleati in Siria o in Libano, ha scelto deliberatamente di passare attraverso lo spazio aereo giordano. Ciò è significativo, dato che gruppi filoiraniani in Siria hanno cercato di infiltrarsi nel nord della Giordania con droghe e armi nei mesi scorsi. La concentrazione dell’attacco in Giordania sottolinea il vero rischio che esso rappresenta. La strategia della Giordania è inviare un messaggio chiaro che opporrà a qualsiasi violazione della sua sovranità. Pertanto, la reazione della Giordania dovrebbe essere vista dal punto di vista della difesa.

La Giordania insiste sul principio della non violazione del suo spazio aereo e territorio, così come fanno i sauditi: in questo caso, questi paesi stanno difendendo il loro spazio aereo e, di conseguenza, la loro sicurezza nazionale. È una postura difensiva, non un atto di aggressione. Le azioni dell’Iran stanno obbligando questi paesi a coordinare le loro azioni per salvaguardare la loro sicurezza nazionale. Non si tratta necessariamente di un’alleanza anti-Iran, ma piuttosto di una coalizione difensiva, guidata dalle scelte dell’Iran. L’insistenza della Giordania sul passaggio dei droni attraverso il suo spazio aereo invia un messaggio chiaro, e ogni reazione è probabilmente coordinata con gli alleati.

In conclusione, l’attacco iraniano contro Israele ha rivoluzionato lo scenario regionale, aprendo una nuova prospettiva di confronto diretto tra Iran e Israele, che per anni hanno rispettato il modello della guerra tramite procura, specialmente dalla crisi siriana. Il territorio siriano ha ospitato una versione di questa guerra, e ora è il turno del Libano. Tuttavia, oggi per la prima volta gli iraniani hanno deciso di lanciare un attacco diretto contro Israele, sfruttando la nuova geografia e mettendo a rischio altri paesi, soprattutto la Giordania, attraverso la quale la maggior parte di questi droni ha volato. Certamente, questi paesi del Golfo e la Giordania fanno parte di un’alleanza con gli Stati Uniti, che attualmente si sforzano di mantenere l’antica priorità della sicurezza dei loro alleati e coordinare gli sforzi per contenere la situazione regionale.

Il rischio di un attacco di tale portata non è sorprendente; negli ultimi anni, gli Stati Uniti e Israele hanno condotto vari esercitazioni militari che hanno previsto scenari di questo tipo, con fronti aperti e rischi provenienti anche dalle zone circostanti. Tuttavia, oggi, i paesi che preferirebbero evitare un conflitto diretto tra Israele e l’Iran, come la Giordania e l’Arabia Saudita, si trovano di fronte a una sfida enorme: devono proteggere i loro confini e garantire la sicurezza senza subire le conseguenze di questo conflitto.

Articolo Precedente

La Casa Bianca sull’attacco di Israele all’Iran: “Avvisati ma non eravamo d’accordo. Contrari anche a operazione a Rafah”

next
Articolo Successivo

Parigi, fermato un uomo asserragliato al consolato iraniano: indossava un gilet militare e ordigni giocattolo

next