Fanno la Terza categoria piemontese e hanno vinto il campionato centrando una storica promozione in Seconda. Fino a qui nulla di straordinario. Ma la squadra è nata da poco più di un anno e mezzo, conta 25 giocatori e sono tutti studenti fuorisede a Torino. È il Comala Fc – all’anagrafe Comala Football and Cricket – e domenica scorsa si è aggiudicato il titolo battendo 8 a 1 la Virtus Cenisia, seconda in classifica fino a quel momento, con una cavalcata record: 60 punti in 23 giornate arrivati grazie a 20 vittorie e solo 3 sconfitte. Miglior attacco con 83 gol fatti e miglior difesa con solo 26 gol subiti.

Non solo un club – Dietro questa favola c’è una comunità autogestita molto più ampia fatta di inclusione, appartenenza e fratellanza. A cui non mancano birra, spritz e divertimento. “Il nostro è uno spazio polifunzionale che esiste da una decina di anni – dice al Fatto Quotidiano Andrea Pino, presidente dell’associazione culturale Comala e allenatore della prima squadra -. La struttura che ci ospita è un ex caserma (La Marmora), uno spazio che si è molto sviluppato negli anni e che oggi è frequentato da molti giovani, quasi tutti studenti”. Il motivo? “Ha un’aula studio da 600 posti, un bar, aree interne ed esterne in cui organizziamo eventi e concerti concedendo spazio a una settantina di associazioni e di gruppi informali giovanili e non”.

Sono per la maggior parte studenti fuorisede che nel capoluogo sabaudo frequentano l’Università. Stanchi dei soliti tornei universitari, “un giorno, intorno a un tavolo con una birra – racconta Andrea – è nata l’idea di mettere su una squadra di calcio“. E tutto è iniziato con un post Instagram a cui hanno risposto in centinaia: “Abbiamo avuto tantissima richiesta per giocare e, dopo una selezione, ci siamo iscritti ad un campionato dilettantistico”. Si parte dalla Terza. Stagione 2022/2023: il Comala Fc arriva in zona playoff ma senza c’entrare la promozione. “Siamo riusciti a formare una squadra una settimana prima dell’inizio del campionato”.

Il calcio e altro – Poi l’anno successivo la rivoluzione: “Ha iniziato a venire un sacco di gente. Ai tornei di selezione, la scorsa estate, si sono presentati in 250”. E gli orizzonti si ampliano. Oggi, il progetto è molto più grande: “Abbiamo due squadre di calcio a 11, una seconda fa il CSI, una squadra di basket maschile e una femminile, una di pallavolo e una di calcio a 5”. Una vera Associazione Sportiva Dilettantistica. E il cricket nel nome cosa c’entra? “Ci faceva ridere, invece di ‘Football club’, abbiamo preferito ‘Football and cricket’. Ma il principale motivo è legato ad un’associazione di ragazzi pakistani che frequentano il nostro spazio. Mettevano in televisione le partite di cricket e sembrava che potessero formare davvero una squadra, ma ancora non c’è stato modo e si vedrà in futuro”, dice Andrea. Poi il tifo, il dodicesimo uomo in campo: una curva sempre presente dentro e fuori dal rettangolo di gioco. “L’ultima partita abbiamo registrato il sold out, c’erano 500 persone. Senza senso per una categoria così!”. E i video sulla loro pagina Instagram confermano. Ma occhio alle “regole” per chi viene a supportare la squadra riassunte nelle “Dieci cose che devi sapere prima di venire a tifare il Comala Fc”: clima di festa; realtà antifascista, antirazzista e anti sessista; rispetto dell’avversario e del campo e libera partecipazione da parte di tutti e tutte.

Al di là dello sport – Ma, ad oggi, la squadra non ha ancora un effettivo centro sportivo. Le partite casalinghe le giocano al Cit Turin Lde in corso Ferrucci. La società lo affitta, autofinanziandosi. Al posto di uno sponsor, invece, sulle loro maglie c’è la scritta “Difendiamo il parco”. Slogan legato alla battaglia che il Comala sta combattendo: “Adiacente al nostro impianto sportivo c’è il parco Artiglieri da montagna. Il comune di Torino aveva in mente di costruirci un Esselunga – spiega Andrea -. Fortunatamente l’idea è tramontata, ma la battaglia, fatta insieme al comitato ‘EsseNon’, resta attiva”.

La vittoria fuori dal campo – Al di là del successo in campionato con tre giornate di anticipo, la vittoria più grande è il senso di comunità e identità che sono nati. “È sorprendente vedere come lo sport abbia avuto la capacità di creare spazi in cui la squadra si riconosca e viceversa”. Non solo. Attivismo e appartenenza testimoniati dal fatto che la maggior parte dei componenti dell’associazione culturale e sportiva sono giovani fuorisede lontani da casa “che si riconoscono nell’associazione”, sottolinea Andrea. E sul futuro, “la fortuna è che questo spazio si riesca ad appoggiare su un’altra struttura già esistente. Molti, una volta terminati gli studi, se ne andranno, ma c’è comunque un positivo ricambio generazionale. Il Comala è (e resterà) uno spazio in cui tutti contano e possono tornare”. Ora però, per i ragazzi e le ragazze ci sono gli esami della sessione estiva. Andrea lo sa e al Fatto scherza: “Giugno è il mese peggiore, inizio a non vedere più nessuno”.

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