Quando si parla di Ferrari in Italia l’obiettività è spesso un optional. L’opinionismo fatto da tifosi per i tifosi finisce con il generare analisi talvolta scollate da una realtà che si presenta meno positiva di quanto raccontato. Per non parlare di certe narrazioni, ad esempio quella sul “predestinatoCharles Leclerc, che ha creato più danni che altro, in primis allo stesso – ottimo – pilota monegasco, nelle ultime stagioni divenuto, suo malgrado, oggetto di una polarizzazione modello tifo da stadio, dove in una manciata di giorni si passa da fenomeno a bidone. In un simile contesto, affermare che la Ferrari rappresenta la più seria minaccia al dominio Red Bull in Formula 1 può essere facilmente derubricato nella sezione della vendita di sogni ai tifosi. Se però questi giudizi arrivano, contemporaneamente, da testate internazionali quali The Athletic, The Race, Motorsport o De Telegraaf, nelle quali i team e i piloti di riferimento potrebbero anche non riguardare la casa di Maranello, allora forse il tifo non c’entra.

I punti fatti – Nel 2023 la Ferrari ha stabilito un proprio primato negativo non vincendo il Mondiale piloti per la 15esima stagione consecutiva: ci sono pochi dubbi sul fatto che quest’anno tale record verrà ritoccato. Tuttavia esistono una serie di elementi che indicano perché mai come oggi la Rossa stia ponendo le basi per avvicinare sensibilmente la Red Bull nelle prossime stagioni, fino ad arrivare ad insidiarne il dominio sulla categoria. Nessuna delle altre big, né una McLaren comunque in fase ascendente, tanto meno una Mercedes alle prese con un progetto poco efficace per il terzo anno di fila, è cresciuta come la Ferrari in tutti gli aspetti chiave. In primis nei numeri: i 120 punti raccolti finora nel Mondiale costruttori rappresentano il secondo punteggio più alto della Ferrari in questa fase della stagione degli ultimi dieci anni, con soli quattro punti in meno dalla stagione 2022, quella della grande illusione, nella quale però le Red Bull si erano già ritirate tre volte nelle prime quattro gare. Nel 2020, 2021 e 2023 i punti in questa fase erano meno della metà, ma anche negli anni in cui Fernando Alonso e Sebastian Vettel lottavano per il titolo la Rossa non aveva raggiunto una simile cifra.

La gestione delle gomme – Numeri e risultati dimostrano che la Ferrari è in crescita. E ciò sta avvenendo grazie al lavoro svolto su alcune debolezze fondamentali. Nel passaggio dalla SF-23 alla SF-24 la gestione del degrado dei long run e l’estrema consistenza del ritmo si sono trasformati da zavorra in punti di forza della macchina. Le basi della rimonta di Leclerc in Giappone, dopo lo stint più lungo di tutta la gara (25 giri con gomme medie) sono state gettate proprio su quello che fino allo scorso anno era il limite più evidente della monoposto, ossia, per usare le parole di Carlos Sainz jr., “la pessima gestione delle gomme”. Dalle 19 pole position conquistate nelle ultime due stagioni sono arrivate solo 5 vittorie. “Il miglioramento nel passo gara”, ha detto il pilota spagnolo, “ci permette una maggiore flessibilità strategica. L’anno scorso invece dovevamo spesso impostare la gara sulla difensiva”. Il netto miglioramento nella gestione del carico aerodinamico della SF-24, con nuove ali meno cariche che permettono di bilanciare al meglio la vettura, hanno permesso una maggiore possibilità di modifica del setup della monoposto, consentendo una gestione dei pneumatici più efficace, unita a un minor degrado degli stessi.

Le strategie – La strategia ha rappresentato un altro tasto dolente in casa Ferrari nelle scorse annate, con situazioni al limite del tragicomico: ad esempio le gomme intermedie montate su pista pressoché asciutta nelle Q3 di Interlagos 2022. Dall’arrivo di Frederic Vasseur, però, le cose sono decisamente migliorate. Meno comunicazioni radio in preda al panico, meno errori ai box e scelte strategiche più felici, come la sosta unica di Leclerc a Suzuka che ha beffato le McLaren, entrambe partite davanti al pilota monegasco. Un mix tra corretta pianificazione delle scelte strategiche e buona comunicazione con il pilota, quando nel 2022 furono proprio queste le principali cause che affossarono in pista una buona Ferrari rispetto a una Red Bull comunque superiore (come lo è quest’anno), ma che avrebbe potuto essere tenuta sulla corda più a lungo.

L’organizzazione – Un miglioramento operativo a tutto tondo, che dalla strategia passa ai pit stop (nel 2020 la Ferrari era ottava nella classifica del pit stop più veloce, nel 2023 e nel 2024 è seconda, dietro alla solita Red Bull) per arrivare ai processi decisionali e alla chiarezza della leadership. Come ha scritto Ed Straw su The Race, “Vasseur è stato abile nel tenere a bada la politica, elemento che spesso gioca contro la Ferrari. Ciò ha avuto un impatto in tutte le aree del team e ha consentito di concentrarsi maggiormente sui punti da migliorare. Il team ha evitato di reagire in modo eccessivo sia al successo che al fallimento, migliorando comunicazione e collaborazione, due aspetti chiave per il successo”.

Che cosa significa?
Tutto questo non significa che la Ferrari sia pronta per andare a prendere le Red Bull, tuttora imbattibili nelle piste ad alta velocità e con tante possibilità di sorpasso. Dal gruppo delle inseguitrici, però, il Cavallino è quello che sta emergendo in maniera più strutturata e potenzialmente efficace, basti solo pensare che è l’unico team finora sempre a podio nel Mondiale. I punti di distacco dalla Red Bull sono 21, quelli dalla McLaren terza forza del campionato sono 51. Più che Shanghai, saranno Gran Premi quali Miami, Monza e Singapore a definire con maggiore precisione il gap con il team di Milton Keynes, il quale, comunque, dopo un anno perfetto, ha iniziato a mostrare qualche piccola crepa nel proprio progetto (il guasto al freno che ha causato il ritiro di Verstappen a Melbourne non è stato causato da un componente difettoso ma da un’impostazione aggressiva nella gestione dell’impianto frenante).

Infine c’è la solita questione del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto: un anno fa la Ferrari in Giappone arrivò a 43” da Max Verstappen, quest’anno Sainz e Leclerc hanno concluso rispettivamente a 20”8 e a 26”5. Distacchi, in un caso, dimezzati. Distacchi che però rimangono importanti, perché 20 secondi sono ancora tanti per chi vuole essere una minaccia concreta e reale agli attuali padroni, in pista, della F1. Ma resta innegabile come il lavoro fatto sia più che buono e la strada quella giusta per arrivare preparati – ossia conoscere al meglio la vettura, cosa che ad esempio Mercedes sembra essere ben lontana dal farlo – al nuovo regolamento tecnico del 2026 quando i motori verranno completamente ridisegnati. E con Red Bull che farà debuttare la propria power unit.

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