Sono iniziati a inizio aprile i lavori della ciclopedonale sulla SR 249, tra Peschiera del Garda, Lazise e Castelnuovo del Garda, nel veronese. Un percorso di 12,9 chilometri che la Regione Veneto realizzerà tramite Veneto Strade, alla quota dell’attuale sede stradale. Tempi stimati: due anni. Con un investimento di 5,9 milioni di euro. Non un semplice intervento, ma una parte della più ampia Ciclovia del Garda, l’anello ciclabile che si snoderà lungo le rive del più grande lago italiano tra le province di Brescia, Verona e Trento, andandosi a connettere con l’itinerario 7 della rete europea ciclabile EuroVelo.

Il progetto della Ciclovia, avviato nel 2016 con il protocollo fra Provincia e Regioni per realizzare la Garda by Bike e preceduto almeno dal 2012 da valutazioni e studi di fattibilità, nasce ufficialmente a febbraio 2017 quando il ministro Delrio lo include nel sistema nazionale delle ciclovie turistiche. Ad agosto la firma del protocollo d’intesa Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti-Ministero dei beni e delle attività culturali, Regioni Veneto e Lombardia e Provincia autonoma di Trento. A giugno 2022 la presentazione con la suddivisione in 19 Unità Funzionali.

A gestirlo la Provincia autonoma di Trento, la Regione Lombardia attraverso l’Azienda Regionale per l’innovazione e gli acquisti spa (ARIA) e la Regione Veneto per conto del Commissario straordinario Francesco Misdaris. Il progetto presenta contorni dichiaratamente incerti. Sia relativamente al percorso oscillante tra i 140 km dichiarati da ARIA e dal Ministero delle infrastrutture e i trasporti e i 167 chilometri ricordati dalla Provincia Autonoma di Trento e dal Comune di Riva del Garda. Ma anche ai costi, aumentati vertiginosamente dai circa 102 milioni di euro del 2016 per il progetto della Garda by Bike, ai 320 e ai 344,5 milioni di euro stimati dall’Ufficio stampa della Provincia autonoma di Trento, rispettivamente a maggio e ad agosto 2021.

Un fiume di soldi, provenienti dal Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, dalle due Regioni e dalla Provincia, ma anche da Comunità locali, oltre che dal PNRR. Al punto che il Coordinamento interregionale per la tutela del Garda, che da aprile 2023 unisce un numero considerevole di Associazioni e Comitati ambientalisti, ad agosto ha inviato alla Corte dei Conti un esposto, al quale ha fatto seguire, a dicembre, una integrazione. “Quest’opera fa parte di un protocollo nazionale e, una volta conclusa, rappresenterà un valore aggiunto e un punto di attrattività per l’intero Trentino”, ha detto a marzo 2024 il Presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti. “Paesaggio scempiato, costi fuori controllo e sicurezza assente. Le criticità, certe, sopravanzano i benefici, potenziali. Ribadiamo che la ciclovia va ripensata. In alcuni tratti come quello trentino, sospesa”, dice a ilfattoquotidiano.it Manuela Baldracchi, Presidente di Italia Nostra Trento. “Siamo favorevoli, in linea di principio, all’idea di una ciclabile intorno al Garda, ma non a qualunque costo, e soprattutto non prendendo a modello il tratto realizzato, una passerella completamente a sbalzo sul lago, da Limone al confine trentino”, aggiunge a ilfattoquotidiano.it Paolo Barbagli, Presidente Amici della Terra Alto Garda e Ledro.

Già perché, a detta di associazioni e comitati, l’opera presenterebbe diverse e importanti criticità. Le maggiori nell’alto Garda bresciano, trentino e veneto, da Toscolano Maderno a Riva del Garda, per una estensione di 54 chilometri. I versanti rocciosi alti fino a 1000 metri a strapiombo sul lago, in particolare nel tratto tra il confine con la Lombardia e la foce del Ponale, hanno suggerito soluzioni architettoniche-ingegneristiche costose. Per il solo tratto veneto la “messa in sicurezza pareti rocciose soprastanti l’intero tracciato impegnerà 5,3 milioni di euro. Ma anche non completamente sicure, a detta del Coordinamento. “Non si può essere garanti della sicurezza nel tratto trentino della gardesana Occidentale, in zona geologica con massimo livello di rischio”, scrive il Coordinamento a marzo 2024. Aggiungendo che “da novembre 2023 ad oggi ci sono state nell’Alto Garda, 10 frane: due al mese. Siamo certi che la perizia geologica che accompagna il progetto sia ancora valida?” Senza contare i costi, fuori controllo. Come nel caso del tratto di 98 metri tra il Confine Lombardia e la Galleria delle Limniadi, per il quale è prevista una spesa di 2,6 milioni di euro. Per questo motivo il Coordinamento ha chiesto ripetutamente di sospendere l’opera, sostituire i tratti ancorati alle rocce, su passerella a sbalzo, di elevatissimo impatto paesaggistico e ambientale, con una via d’acqua. D’altra parte il lago di Garda è un luogo protetto a livello nazionale e internazionale. Le ragioni dei contrari all’opera, a partire dal Coordinamento, non sembrano impensierire i sostenitori. Di recente Fugatti ha sostenuto di “avere la responsabilità politica di portare avanti l’opera”. Insomma si procede. A dispetto di tutto.

Credits immagine: Santi-Matteotti

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