I consultori possono “avvalersi anche del coinvolgimento di soggetti del Terzo Settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità“. Si legge in un emendamento della destra al decreto Pnrr, sul quale il governo ha posto la questione di fiducia blindando quindi il testo. La modifica, a prima firma del deputato di Fratelli d’Italia Lorenzo Malagola, è stato approvato nella commissione Bilancio della Camera e le opposizioni ci vedono in sostanza il coinvolgimento delle associazioni anti-abortiste. “L’ennesima offesa ai diritti della donna e alla sua autodeterminazione”, dicono M5s e Pd, “è vergognoso”.

Il provvedimento in cui è stata inserita la norma riguarda il completamento dell’attuazione del Pnrr. Le dichiarazioni di voto sulla fiducia sono previste martedì dopo mezzogiorno e nei prossimi giorni ci sarà il voto finale sul decreto. I primi a sollevare il tema sono i rappresentanti del M5s nelle commissioni Affari Sociali: “Viviamo in un Paese – si legge nella nota del Movimento – in cui il diritto all’interruzione di gravidanza è già sotto attacco, in cui è già difficile accedere alla pratica, in cui le donne devono viaggiare fuori provincia o addirittura fuori regione per riuscire ad abortire. E mentre altri Paesi inseriscono la tutela del diritto all’interruzione di gravidanza in Costituzione, l’Italia sceglie di fare un ulteriore passo indietro. Noi continueremo a opporci a questa politica oscurantista del governo Meloni”.

Alza la voce anche il Pd, con Silvia Roggiani e Marco Furfaro (responsabile welfare del partito): “Questo governo continua nella sua battaglia contro le donne e contro i loro diritti e lo fa attaccando in primis la legge 194 e il diritto all’interruzione di gravidanza. È vergognoso. Ci batteremo in Parlamento e fuori, affianco alle associazioni femministe, per impedire alla destra questo ennesimo attacco ai diritti delle donne”. Aggiunge Luana Zanella, capogruppo di Verdi-Sinistra a Montecitorio: “Non è accettabile che attraverso un emendamento subdolo dell’ultima ora si preveda la presenza nei consultori pubblici di associazioni o Ong anti abortiste. Soprattutto nel momento in cui il parlamento europeo ha votato a favore dell’inserimento dell’interruzioni di gravidanza nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue. Giù le mani dai nostri consultori!”.

In passato, il Piemonte a guida centrodestra aveva deciso di stanziare fondi per le associazioni anti-abortiste, generando polemiche analoghe. Nel Lazio – Regione guidata da Francesco Rocca (vicino a FdI) – maggioranza e opposizioni si erano scontrate sull’esclusione dei consultori dalla gestione dei bonus mamme e, parallelamente sulla decisione di puntare su centri per la famiglia e centri di aiuto per la vita. La linea del governo, peraltro, è sempre stata chiara. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni parla spesso di “diritto delle donne a non abortire”, la ministra per le Pari Opportunità Eugenia Roccella arrivò perfino a dire che l’aborto è “è un diritto delle donne” aggiungendo l’avverbio “purtroppo”. Tutte uscite che, fatta salva la legge 194, mettono in allarme le associazioni nella tutela del diritto conquistato con la legge del 1978.

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