Allarme della Banca Mondiale in apertura del meeting di primavera dell’organizzazione. La metà dei 75 paesi più poveri al mondo continuano a impoverirsi e hanno invertendo il trend di sviluppo che proseguiva da alcuni decenni. Negli ultimi 5 anni il divario di reddito pro capite fra le economie ricche e quelle più povere si è allargato. “Per la prima volta vediamo che non c’è convergenza. Stanno diventando sempre più poveri. Stiamo assistendo ad una regressione strutturale molto seria, ad un’inversione di tendenza”, ha detto a Ayhan Kose, vice capo economista della Banca Mondiale. I paesi interessati rischiano ora un decennio perso in termini di sviluppo senza cambiamenti politici ambiziosi e significativi aiuti internazionali. La metà dei 75 paesi più poveri si trova nell’Africa subsahariana, 14 sono nell’Asia orientale e otto in America Latina. Trentuno dei 75 paesi ha un reddito pro capite di meno di 1.315 dollari l’anno. La Banca mondiale individua alcune delle cause di questo preoccupante fenomeno tra cui, innanzitutto, l’impatto della pandemia. Hanno pero inciso anche le ricadute della guerra in Ucraina , il cambiamento climatico, l’aumento della violenza e dei conflitti.

Nei paesi considerati risiede il 90% delle persone che soffrono di malnutrizione. “La metà di questi paesi sono inoltre in difficoltà debitoria o sono ad alto rischio di esserlo. Ad eccezione della Banca Mondiale e di altri donatori multilaterali per lo sviluppo, i finanziatori stranieri – sia privati ​​che governativi – si sono allontanati da loro”, spiega la Banca mondiale. Ajay Banga, presidente della Banca Mondiale, ha affermato che per far fronte ai bisogni dei paesi poveri il prossimo round di finanziamenti dovrebbe essere il “più grande di tutti i tempi”. Sarebbe cruciale anche un più forte coordinamento internazionale sui cambiamenti climatici, sulla ristrutturazione del debito e sulle misure a sostegno del commercio transfrontaliero.

Tuttavia, è utile ricordare che non di rado i paesi poveri migliorano la loro condizione nonostante i paesi ricchi, più che grazie ai loro aiuti. Basti pensare che per ogni dollaro che arriva in forma di aiuti, 10 se ne vanno illegalmente dal paese e vengono accolti nei paradisi fiscali che fanno parte del mondo ricco. Inoltre per loro natura e per la forza degli stati che le supportano le grandi aziende dei paesi ricchi hanno regolarmente un atteggiamento predatorio nei confronti delle risorse naturali di questi paesi, solo una minima parte dei proventi dello sfruttamento rimane nei paesi di origine.

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