Dieci minuti d’auto separano il campo italiano della Juventina, squadra goriziana che gioca nel campionato di Eccellenza italiana, da quello del ND Gorica, che invece milita nella Serie B slovena. Quando entrambe le formazioni giocano in casa, come per esempio è successo domenica scorsa, 7 aprile, se l’orario delle due partite non è in contemporanea, si ha la possibilità di vedere in una giornata due gare in due diversi Paesi europei. Fino a vent’anni fa a dividere la città di Gorizia c’era un muro, o meglio una recinzione conosciuta come “Il Muro di Gorizia”, che separava la parte cittadina italiana dalla stazione ferroviaria e dai quartieri più periferici che dalla fine della Seconda Guerra Mondiale erano andati alla Jugoslavia e quindi dal 1991 alla Slovenia. Il muro non ebbe più senso di esistere dalla primavera del 2004, nel momento in cui la Slovenia entrò nell’Unione Europea. Fino all’aprile di vent’anni fa Gorizia era considerata la “Piccola Berlino”, anche se il muro non è mai stato così conosciuto universalmente come quello della città tedesca. Il primo pezzo di muro fu tolto nel febbraio del 2004, ufficialmente il 30 aprile perché dal giorno successivo la Slovenia era in UE. Lo hanno parzialmente rialzato sola in epoca Covid, in modo che gli agenti alla dogana riuscissero a controllare la temperatura corporea e i documenti d’identità di chi passava dall’altra parte. Va detto che anche prima del 2004 c’era chi oltrepassava il confine senza passaporto, magari attraverso zone più boschive. Fosse solo per andare a trascorrere il pomeriggio in Italia, alla Fiera di Sant’Andrea. Il prossimo anno le due città saranno unite da un importante evento: insieme Nova Gorica e Gorizia diventano Capitale europea della cultura 2025.

Per andare dallo stadio di Sant’Andrea, quartiere della Gorizia italiana dove gioca la Juventina, a quello sloveno del Nova Gorica non si passa esattamente per la Piazza della Transalpina, la dogana è poco più in là. In auto il percorso che il navigatore propone è di pochi chilometri e altrettanti minuti. E da un campo italiano siamo in quello sloveno. La Juventina è una società storica, nata nel 1947, il cui apice è proprio la categoria in cui milita oggi. In questo quartiere di Gorizia vive la minoranza slovena e al campo i cartelli sono sia in sloveno che in italiano così come gli annunci dello speaker. Al campo dirigenti e tifosi parlano principalmente lo sloveno. Anche la birra bevuta al bar è l’Union, prodotta a Lubiana. Lo sponsor sulla maglia rossa è quello di un’acqua minerale che nasce nella verde Slovenia. In questa categoria i numeri vanno ancora dall’uno all’undici senza il nome del giocatore. La partita con il San Luigi (un quartiere di Trieste) è importante ai fini della classifica. Per non lasciarsi impelagare nella zona playout. Davanti a circa 200 spettatori il risultato finale è stato uno scoppiettante 2-2 con la Juventina che avrebbe meritato qualcosina in più soprattutto grazie a dei mezzi tecnici superiori. Nello stesso girone friulano gioca anche la Pro Gorizia, che aveva giocato in anticipo sabato fuori casa perdendo 2-0 con Azzurra Premariacco. Rimane comunque al secondo posto che vorrebbe dire spareggi alla fine della stagione regolare. La Pro Gorizia, una società che ha più di 100 anni e nella quale hanno giocato calciatori come Enzo Bearzot (a cui è dedicato lo stadio in via Capodistria), Ivano Blason, Edy Reja e Luigi Del Neri. Quando c’è il derby tra le due squadre, festeggia anche il botteghino. I due impianti si trovano a distanza di 900 metri l’uno dall’altro. La rivalità tra Juventina e Pro Gorizia c’è, ma nulla di così esasperato. Il tifo in città è diviso abbastanza equamente ed oltre a queste ci sono altre due formazioni, la Azzurra e l’Audax Sanrocchese che militano rispettivamente in Prima e in Seconda Categoria.

Andiamo al di là del confine, allo Športni Park. C’è tempo perché la gara è in programma alle 20. ND Gorica è impegnata con Ilirijja Lubjana, squadra storica della capitale che patisce però la presenza in città della più forte Olimpia, con cui condivide i colori sociali biancoverdi. ND Gorica si sta giocando la promozione in A dopo essere retrocessa l’anno scorso. È dal 2019 che fa su e giù, dopo aver vissuto un decennio felice tra il 1996 e il 2006, periodo in cui ha portato a casa quattro titoli sloveni, una supercoppa e due coppe nazionali (la terza l’ha vinta più recentemente nel 2014). ND Gorica ha come la Pro Gorizia la maglia biancoazzurra. Tra le due formazioni oggi in campo non c’è rivalità, piuttosto esiste tra ND Gorica e Primorje, la cui città Ajdovščina è a pochi chilometri da Nova Gorica.

Il derby locale di Serie B si giocherà il 28 aprile allo Športni Park e si preannuncia una bella festa di tifo. ND Gorica è nata nel 1947, proprio l’anno del muro costruito in città per delineare il confine italojugoslavo. Inizialmente la sede del club era a San Pietro di Gorizia (Jugoslavia, poi Slovenia), quindi nel 1963 ci fu il trasferimento a Nova Gorica. Lo stadio si chiama Nova Gorica Sports Park, ha una capacità di 3100 spettatori e ha ospitato in 60 anni di storia anche un paio di amichevoli della Nazionale slovena e svariate gare europee. La parte esterna dell’impianto è colorata da murales, alcuni omaggiano le bandiere della squadra. Uno all’interno dice “Nase Mesto Nas Ponos“, la nostra città ci rende orgogliosi. Nova Gorica ha circa 15mila abitanti, allo stadio non c’è bilinguismo ma trovare tifosi che conoscono l’italiano non è difficile, spesso lo hanno imparato guardando i cartoni animati nella nostra lingua. Qui le Tv private locali sono arrivate solo a metà anni ’90. La formazione allenata da Miran Srebrnič è in un ottimo periodo di forma. È arrivata in semifinale di Coppa nazionale, la cui vittoria porterebbe l’anno prossimo a giocare le coppe in Europa. Domenica sera ha stravinto la partita 4-1: doppietta dell’ottimo Kadric, gol del brasiliano Almeida e rete conclusiva del giovane capitano Luka Baruca. La corsa alla A (slovena) è ancora aperta.

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