Dopo cinque anni di lavoro, il Vaticano, con il suo Dicastero per la Dottrina della Fede si dota di un testo base sulla Dignità umana. “Dignitas infinita”, includendo il messaggio chiave di papa Francesco integra la difesa della dignità umana, tradizionalmente riferita al no all’aborto, all’eutanasia e al rifiuto della maternità surrogata, concetti fondamentali del magistero di Francesco come la guerra alla povertà, la violenza sui migranti e sulle donne, fino al “femminicidio” in una concezione complessiva e integrale. In cui trova spazio ancora un duro attacco alla “teoria del gender” che resta “pericolosissima perché cancella le differenze nella pretesa di rendere tutti uguali”.

Colpisce intanto la fatica con cui il Vaticano ha deliberato il testo. “Nel Congresso del 15 marzo del 2019”, spiega in premessa il prefetto Víctor Manuel Card. Fernández, l’allora Congregazione per la Dottrina della Fede decise di avviare “la redazione di un testo evidenziando l’imprescindibilità del concetto di dignità della persona umana all’interno dell’antropologia cristiana e illustrando la portata e le implicazioni benefiche a livello sociale, politico ed economico, tenendo conto degli ultimi sviluppi del tema nell’ambito accademico e delle sue ambivalenti comprensioni nel contesto odierno”. Da allora è stato elaborato un primo progetto, ritenuto poi insoddisfacente nella Consulta ristretta della Congregazione. Una nuova bozza fu presentata nella Sessione Plenaria nel 2022 e poi nel febbraio del 2023 ancora una nuova bozza sottoposta alla valutazione della Sessione Ordinaria del Dicastero (Feria IV) il 3 maggio del 2023.

Ma il Papa ha poi chiesto di “evidenziare nel testo tematiche strettamente connesse al tema della dignità, come ad esempio il dramma della povertà, la situazione dei migranti, le violenze contro le donne, la tratta delle persone, la guerra ed altre”. A quel punto si è proceduto ancora a un approfondimento fino a una nuova bozza del testo, lo scorso febbraio, in cui si è specificato che il testo andava incontro “ad una specifica richiesta del Santo Padre. Egli ha esplicitamente sollecitato a fissare meglio l’attenzione sulle attuali gravi violazioni della dignità umana nel nostro tempo, sulla scia dell’enciclica Fratelli tutti. Il testo è stato quindi approvato e il 25 marzo 2024, Francesco ne ha disposto la pubblicazione.

Il testo quindi ha questa caratteristica di novità e punta a tenere insieme, se così si può dire, la visione più tradizionale, e conservatrice, della Chiesa che nega il diritto all’aborto o attacca la teoria del gender, con una visione sociale in cui lotta alla povertà, violenza sulle donne e guerre costituiscono degli attentati alla dignità umana così come Dio l’ha conferita agli uomini.

Le prime tre parti della dichiarazione consacrano i principi fondamentali. “La Chiesa, alla luce della Rivelazione, ribadisce e conferma in modo assoluto” la “dignità ontologica della persona umana, creata ad immagine e somiglianza di Dio e redenta in Cristo Gesù”. Una “dignità inalienabile” che corrisponde “alla natura umana” al di là di qualsiasi cambiamento culturale ed è “un dono ricevuto” ed è pertanto presente “per esempio, in un bambino non ancora nato, in una persona priva di sensi, in un anziano in agonia”. “La Chiesa proclama l’uguale dignità di tutti gli esseri umani, indipendentemente dalla loro condizione di vita o dalle loro qualità” e lo fa sulla base della rivelazione biblica: donne e uomini sono creati a immagine di Dio; Cristo incarnandosi “ha confermato la dignità del corpo e dell’anima”, e risorgendo ci ha rivelato che “l’aspetto più sublime della dignità dell’uomo consiste nella sua vocazione alla comunione con Dio”.

Si passa poi all’elenco di “alcune gravi violazioni della dignità umana”, cioè “tutto ciò che è contro la vita stessa, come ogni specie di omicidio, il genocidio, l’aborto, l’eutanasia e lo stesso suicidio volontario”; ma anche “tutto ciò che viola l’integrità della persona umana, come le mutilazioni, le torture inflitte al corpo e alla mente, le costrizioni psicologiche”. Ed infine “tutto ciò che offende la dignità umana, come le condizioni di vita subumana, le incarcerazioni arbitrarie, le deportazioni, la schiavitù, la prostituzione, il mercato delle donne e dei giovani, o ancora le ignominiose condizioni di lavoro, con le quali i lavoratori sono trattati come semplici strumenti di guadagno, e non come persone libere e responsabili”. Si cita pure la pena di morte che “viola la dignità inalienabile di ogni persona umana al di là di ogni circostanza”.

Come si è visto nella preparazione del testo, il “dramma povertà” ha una particolare centralità in quanto costituisce “una delle più grandi ingiustizie del mondo contemporaneo”. Poi c’è la guerra, “tragedia che nega la dignità umana” ed “è sempre una sconfitta dell’umanità” , al punto che “oggi è molto difficile sostenere i criteri razionali maturati in altri secoli per parlare di una possibile ‘guerra giusta’”. Si prosegue con il “travaglio dei migranti”, la cui “vita è messa a rischio perché non hanno più i mezzi per creare una famiglia, per lavorare o per nutrirsi”. Il documento si sofferma poi sulla “tratta delle persone”, che sta assumendo “dimensioni tragiche” e viene definita “un’attività ignobile, una vergogna per le nostre società che si dicono civilizzate” invitando “sfruttatori e clienti” a fare un serio esame di coscienza. Allo stesso modo si invita a lottare contro fenomeni quali “commercio di organi e tessuti umani, sfruttamento sessuale di bambini e bambine, lavoro schiavizzato, compresa la prostituzione, traffico di droghe e di armi, terrorismo e crimine internazionale organizzato”. Si citano inoltre “l’abuso sessuale”, che lascia “profonde cicatrici nel cuore di chi lo subisce”. Si continua con la discriminazione delle donne e la violenza su di esse, citando tra queste ultime “la costrizione all’aborto, che colpisce sia la madre che il figlio, così spesso per soddisfare l’egoismo dei maschi” e “la pratica della poligamia”. Si condanna il “femminicidio”. E si richiama l’attenzione alle persone con disabilità che rappresenta una “condizione di particolare vulnerabilità così rilevante
nei racconti evangelici” e interroga universalmente “su che cosa significhi essere persona umana, proprio
a partire da uno stato di menomazione o di disabilità”.

Netta è la condanna dell’aborto: “Fra tutti i delitti che l’uomo può compiere contro la vita, l’aborto procurato presenta caratteristiche che lo rendono particolarmente grave e deprecabile”, ma è deciso anche il no alla maternità surrogata, “attraverso la quale il bambino, immensamente degno, diventa un mero oggetto”, una pratica “che lede gravemente la dignità della donna e del figlio… fondata sullo sfruttamento di una situazione di necessità materiale della madre. Un bambino è sempre un dono e mai l’oggetto di un contratto”. Eutanasia e suicidio assistito non sono contemplati, anche se confusamente definiti da alcune leggi “morte degna”, il testo sottolinea che la “sofferenza non fa perdere al malato quella dignità che gli è propria in modo intrinseco e inalienabile”.

Duro, ancora una volta, l’attacco alla teoria gender anche se si ribadisce che nei confronti delle persone omosessuali va evitato “ogni marchio di ingiusta discriminazione e particolarmente ogni forma di aggressione e violenza”, denunciando “come contrario alla dignità umana” il fatto che in alcuni luoghi persone “vengano incarcerate, torturate e perfino private del bene della vita unicamente per il proprio orientamento sessuale”. La teoria del gender, però, “è pericolosissima perché cancella le differenze nella pretesa di rendere tutti uguali”. Inoltre “vuole negare la più grande possibile tra le differenze esistenti tra gli esseri viventi: quella sessuale”. Pertanto sono “da respingere tutti quei tentativi che oscurano il riferimento all’ineliminabile differenza sessuale fra uomo e donna”. Negativo anche il giudizio sul cambio di sesso, che “di norma, rischia di minacciare la dignità unica che la persona ha ricevuto fin dal momento del concepimento” anche se “questo non significa escludere la possibilità che una persona affetta da anomalie dei genitali già evidenti alla nascita o che si sviluppino successivamente, possa scegliere di ricevere assistenza medica allo scopo di risolvere tali anomalie”.

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