La legge 185/90 sull’export di armi italiane, che garantisce il controllo del Parlamento e dei cittadini sul comparto, oltre che sui flussi finanziari privati che lo alimentano, sarà “svuotata” dalla riforma voluta dalla maggioranza e dal governo Meloni, già approvata in Senato e ora in esame nelle commissioni di Montecitorio. A denunciarlo le associazioni che aderiscono alla Rete italiana Pace e Disarmo, passando per Banca Etica e OPAL di Brescia (l’Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa), già audite dalla Camera dei deputati, che contestano le modifiche che saranno introdotte, rivendicando come queste finiranno per “cancellare la trasparenza“.
Non è la prima volta che si tenta di peggiorare le norme, già la legge 185 in questi trent’anni è stata modificata due volte, con non pochi problemi. Ora però verranno svuotate le prerogative più preziose”, ha attaccato Francesco Vignarca, coordinatore di Rete italiana pace e disarmo, nel corso di una conferenza. Per questo un fronte ampio di organizzazioni della società civile, del mondo laico e cattolico, si sta mobilitando per chiedere “anche attraverso una petizione rivolta al Parlamento, di non peggiorare i meccanismi di autorizzazione e controllo, come i presidi di trasparenza”
“L’aggiornamento naturale della legge non può diventare un’occasione per indebolire il controllo parlamentare sull’export di armi italiane”, sottolineano da Rete italiana pace e disarmo. “Verrà impedito di leggere in maniera concreta e approfondita quelli che sono i flussi di armi. Mancherà poi, e noi abbiamo chiesto che venga inserito, un riferimento alle norme internazionali che l’Italia ha sottoscritto”. L’appello, poi, è a “preservare la possibilità di interazione con le ong sulle possibili violazioni dei diritti umani e l’Ufficio presso la Presidenza del Consiglio che ha facoltà di proporre progetti di riconversione industriale al civile”. Elementi che invece verrebbero cancellati qualora venisse confermato anche nel passaggio di Montecitorio il testo approvato a Palazzo Madama. “Un chiaro favore ai mercanti di armi“, è l’accusa delle associazioni.
“Le modifiche mirano a cancellare la “lista delle banche armate” che da 30 anni consente al Parlamento e ai cittadini di sapere quali banche finanziano la produzione e l’export di armi e per quali importi”, denuncia anche Anna Fasano, presidente di Banca Etica, tra le realtà promotrici della campagna in difesa della legge 185. “Quello che spaventa è che i cittadini possono oggi chiedere ai propri istituti finanziari di cambiare i mercati di riferimento. Con la riforma non ci sarà più la giusta informazione, verrà a mancare la democrazia economica”.
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